Dagli “inviati” in quel di Esquel provincia di Chubut Argentina

23 dicembre 2012 Esquel-,provincia del  Chubut- Argentina

 

Salve,

da due giorni viaggiamo più leggeri, 10290 pesos argentini (ovvero 1600 euro) oltre al peso specifico hanno avuto  finora anche un peso di responsabilità non indifferente.

Grazie a Florentia e Juan, i due compagni che ci hanno ospitato a Buenos Aires, è stato possibile consegnare l’intera cifra raccolta. Florentia e Juan verranno in Europa a breve  quindi  avevano bisogno di Euro in contanti e noi di pesos argentini, abbiamo così  potuto cambiare la valuta senza pagare la commissione alle banche!

La cifra raccolta è stata interamente consegnata ad Attilio della Comunità Mapuche di Santa Rosa de Leleque all’interno del ” territorio Mapuche recuperado” come giustamente viene da loro definito.

La comunità ha recuperato circa 500 ettari misti tra bosco, montagna e terreno fertile,

dove scorre un fiumiciattolo di acqua limpida unico approvvigionamento per le necessità complessive:bambini, donne,uomini,animali e colture.

La comunità e composta da circa 15/20 persone una sorta di famiglia allargata di cui  Rosa e Attilio (il più anziano) sembrano essere i principali responsabili.

Ai nostri occhi 500 ettari appaiono come una notevole estensione, ma bisogna considerare che la maggior parte del terreno è la tipica pampa patagonica, cioè terra molto povera continuamente spazzata da un vento di tramontana, la parte montagnosa offre la legna per le stufe, accese durante la nostra visita nonostante il periodo corrisponda a metà giugno europeo.

La comunità, non possedendo mezzi meccanici, lavora a mano circa 2 ettari e mezzo di terra di fianco al fiume, colture principali: piselli, fave, patate dolci e classiche, cipolle. Fragole e lamponi.

Hanno pecore, capre e cavalli. Tacchini, galline e coniglie scorazzano attorno alle costruzioni.

Le costruzioni sono rigorosamente auto costruite.

La prima, tirata su in fretta e furia all’inizio del recupero nel 2004 è molto basica fatta mattoni di fango crudo e onduline di cartone rinforzato come tetto, è adibita al momento a magazzino, la seconda più recente usa come materiale mattoni cotti, legno e l’immancabile ondulina di lamiera che qui sembra essere una costante dei tetti patagonici.

Con Attilio, ho passato la maggior parte del tempo a succhiare mate da una ciotola comune attraverso l’unica “bombilla” (pipa di acciaio) in un rituale che somiglia tanto al calumet dei nativi americani.

Mi ha raccontato tutte le fasi della loro lotta e la situazione giuridica che attualmente sembra bloccata dal fatto che Bennetton non riesce a dimostrare di aver acquistato il milione di ettari che circondano la comunità di Santa Rosa de Leleque. Del resto non esistendo documenti di proprietà precedenti nessuno poteva fare un passaggio di proprietà. Sarà interessante vedere cosa si inventeranno i legali della multinazionale trevigiana.

La cosa più vomitevole che ho potuto vedere è “ il museo della cultura indigena” aperto a circa 6 km dalla comunità.

La costruzione è situata all’interno della Estancia di Leleque di “proprietà” dei signori Benetton. Dopo il danno la beffa, i benefattori dei Mapuche e Tehuelche.

La Patagonia è immensa, qui le distanze sono veramente notevoli nonostante questo l’esperienza della Comunità viene seguita con interesse dalla comunità  Mapuche nel suo complesso (anche se molti, come dice Attilio, sono stati sottoposti al lavaggio del celebro) sia dal movimento di opposizione  patagonico (Patagonia Rebelde) che argentino. Santa Rosa de Leleque è un punto di riferimento, molti vi arrivano e vengono ospitati. Durante la nostra permanenza sono arrivate persone con ogni mezzo: biciclette, auto corriere.

Inutile dirvi che considerate le condizioni di povertà il contributo che abbiamo lasciato è stato più che benvenuto cosi come sono state molto apprezzate le parole di sostegno contenute nel nostro messaggio.

Saluti e buone feste

Mario