1° REPORT DELLA DELEGAZIONE IN TURCHIA E IN KURDISTAN 17 novembre – 24 novembre 2012
18.11.2012 – incontro con l’associazione profughi Goc Der di Istanbul
Ilyas Erdem è il nuovo presidente dell’associazione profughi, Goc Der, di Istanbul, mentre il precedente dirigente dell’associazione è in carcere.
Oggi hanno celebrato l’11° Congresso di Goc Der: la sede è piena di militanti.
Ovviamente, la discussione non poteva che partire dalla vicenda degli scioperanti della fame.
“Il processo KCK – ci dice – è stato un ‘genocidio’ politico per i dirigenti e i militanti kurdi. Molte persone sono state arrestate con accuse generiche e parecchie sono ancora in carcere, in attesa di processo.
Dall’altra parte, c’è poi una guerra in corso che non vede la fine, muoiono molti guerriglieri e soldati negli scontri quasi quotidiani.
Era in atto un percorso di pace, con le trattative di Oslo, un processo arrivato ad un buon punto, che poi è stato bruscamente interrotto per volontà dello Stato turco, e da lì sono cominciati gli arresti.
Il 12 settembre, circa 700 detenuti politici, sparsi in 72 carceri, hanno iniziato uno sciopero della fame ad oltranza; dal 5 novembre, i detenuti in sciopero della fame erano diventati 10 mila.
Anche il partito BDP si è unito simbolicamente agli scioperanti, proclamando due giorni di sciopero della fame, il 17 e il 18 novembre, sciopero che è stato interrotto il 18 alle ore 12.00, dopo l’appello di Ocalan.
Una grande rete di solidarietà si è attivata fuori dalle carceri, in Turchia, ma anche in Europa, dove kurdi e militanti di associazioni solidali e internazionaliste, hanno avviato scioperi della fame ‘a staffetta’, di uno, due o tre giorni.
Tre richieste stavano alla base della lotta dei detenuti politici kurdi:
- il diritto all’insegnamento nella lingua materna, il kurdo;
- il riconoscimento del diritto di difesa nei tribunali in lingua kurda;
- la fine dell’isolamento carcerario per il leader kurdo Abdullah Ocalan, che dal 27 luglio 2011 non aveva più potuto incontrare né i propri famigliari, né gli avvocati del Collegio di difesa.
Delle tre richieste, di certo è stata accettata la proposta del diritto di difesa in lingua kurda, che è stata approvata da due Commissioni parlamentari, ma non è stata ancora approvata dal Parlamento e, di conseguenza, trasformata in legge; mentre sul diritto all’insegnamento della lingua kurda, c’è l’impegno del Governo ad avviare un percorso di discussione; sulla fine dell’isolamento carcerario di Ocalan, non si sa che tipo di accordo sia stato raggiunto, ma è certamente significativo che il fratello, Mehmet Ocalan, l’abbia potuto visitare in carcere, ad Imrali, dopo diciotto mesi di totale impedimento.
Un uomo anziano, baffi e capelli bianchi, presente alla riunione, interviene dicendo che ‘forse Ocalan ha voluto interrompere lo sciopero della fame per un problema umanitario; il primo gruppo di detenuti era arrivato al sessantottesimo giorno di sciopero della fame, e, qualora, fossero uscite le prime bare dalle prigioni, sarebbe scoppiata una rivolta in tutto il Paese’.
Una donna interviene subito dopo, portando la sua opinione. Ci dice: ‘lo sciopero della fame è stato interrotto, ma la lotta continua, non si ferma’!”
Sull’attività specifica del Goc Der ci dicono che, tre mesi fa, a Sirnak e a Beytussebap, ancora cinque villaggi sono stati evacuati dall’esercito e gli abitanti sono stati costretti a trasferirsi nei sobborghi della città di Sirnak; a volte, il governo decreta intere zone come aree militari, per cui i contadini e gli allevatori sono costretti a trasferirsi, anche per periodi molto lunghi – alcuni mesi – in altre zone, abbandonando le loro case.
Molte persone sono anche vittime delle mine, rimangono ferite o muoiono.
Il governo vieta l’accesso ai pascoli di alta montagna.
Nessuno può far ritorno ai propri villaggi, perché distrutti e insicuri.
Chi è diventato profugo nelle grandi città, come Istanbul, Ankara, Smirne, conduce una vita miserabile rispetto a prima. Si arrabatta con piccoli lavoretti saltuari nel campo del tessile, delle costruzioni e del commercio, subisce violenze e discriminazioni.
La miseria e la povertà sono terribili..
Molte famiglie tengono a casa da scuola i figli e li mandano a lavorare per arrotondare i già magri salari.
19 novembre 2012 – visita al Centro sanitario per migranti del Quartiere Kunkapi di Istanbul.
Quartiere Kunkapì.
Si tratta di un antico quartiere, di circa 2 mila abitanti, originariamente abitato da armeni, cristiani e greci, oggi dai migranti africani provenienti da Nigeria, Costa d’Avorio, Somalia, ma anche da armeni, kazachi, iraniani, iracheni, kurdi.
Ci è stato illustrato il Progetto del Centro socio-sanitario finanziato dai Medici del mondo francesi, dalle associazioni: Verso il Kurdistan, Verso la Mesopotamia e dai Medici del Mondo francesi, con la supervisione di Tohav.
Questo almeno fino al termine del corrente anno, perché poi il Progetto dovrà rendersi autonomo, anche a seguito dell’uscita di Tohav dal progetto.
Intanto, per quanto ci riguarda, stiamo per avviare la Campagna “Arance di Natale… arance per la vita”, i cui proventi dovranno contribuire a finanziare questo progetto nella misura del 50%, essendo l’altra parte destinata a finanziare le medicine prescritte dal medico al Centro Sanitario di Sirnak.