Fronte “comune” sui “beni comuni”

 

 

 

Dopo l’ultima assemblea generale che ha toccato anche il discorso dei beni comuni, vi consiglio la lettura di questo articolo in rete. Lo trovate “il corsaro” ed è stato scritto da Roberto Maggio. Lo riporto, ma se cliccate sul link troverete in fondo la relazione completa di Mattei e Lucarelli.
 
http://ilcorsaro.info/index.php?option=com_content&view=article&id=40%3Aqitalia-bene-comuneq-lalternativa-passa-per-i-referendum&catid=13%3Ain-movimento&Itemid=117

 

‘Italia bene comune’ : l’alternativa passa per i referendum?

È possibile dare vita a una nuova stagione politica a partire dall’esperienza dei referendum di giugno 2010? E’ possibile ricostruire un fronte politico e sociale in grado di fare opposizione e produrre proposta politica, a partire dai beni comuni?

 

Se lo sono chiesti Ugo Mattei e Alberto Lucarelli. Il primo, giurista, tra gli estensori dei quesiti del referendum per l’acqua pubblica e membro del CdA del Manifesto, il secondo giurista e assessore al Comune di Napoli con l’insolita delega ai beni comuni. I due, uniti dalla riflessione sui beni comuni, ben riassunta nel libro di Mattei “Beni Comuni. Un manifesto” (edizioni Laterza), hanno lanciato la proposta di un pacchetto di quesiti referendari.

 

Si tratta di ben 8 quesiti :

 

  • un referendum sul cosidetto federalismo demaniale, la via prescelta per il saccheggio della proprietà pubblica e dei beni culturali;

 

  • un referendum contro la militarizzazione dei siti del cantiere TAV in Valsusa, prevista nella manovra del governo Berlusconi;

 

  • un referendum “contro lo stato di eccezione codificato nella Legge sui grandi eventi che consente la sovversione del sistema delle fonti del diritto e di ogni garanzia politica e costituzionale, legalizzando un vero e proprio dispositivo di saccheggio e malaffare. “

 

  • la ri-cancellazione della struttura del Decreto Ronchi riprodotta interamente dal Decreto di Ferragosto;

 

  • un quesito mira a ricostruire Cassa Depositi e Prestiti, “per valorizzarla poi come bene comune indispensabile per il reperimento delle condizioni di percorribilità economica della riconversione della nostra economia”.

 

  • due quesiti per l’università pubblica, che mirano ad abolire le due norme che consentono la privatizzazione sostanziale degli atenei. Si punta infatti all’abrogazione dell’art. 6 della legge n. 133/2008, che consente la trasformazione delle università in fondazioni private e l’altro quesito che mira all’abrogazione di parte della riforma Gelmini (n. 240/2010) che ha completato la visione aziendalista dell’Università consentendo l’ingresso dei privati nei consigli di amministrazione;

 

  • quesito per l’abrogazione di parte della Legge Gasparri che prefigura lo smantellamento della Rai come azienda pubblica, in modo da porre le premesse per la sua riorganizzazione come bene comune.

 

Si propone inoltre di affiancare ad ogni quesito una pars costruens, una legge di iniziativa popolare che qualifichi concretamente il piano propositivo della eventuale campagna referendaria.

 

Considerando che la normativa in materia referendaria non consente di votare nell’anno delle elezioni politiche, con una raccolta firme nel corso del 2012, la consultazione referendaria, se approvati dalla Corte Costituzionale, si svolgerebbe nel 2014.

 

Nel frattempo un comitato di giuristi vicino alla FIOM sta lavorando ad un ulteriore quesito referendario che punti all’abrogazione dell’art.8 dell’ultima manovra del governo Berlusconi, che distrugge la contrattazione collettiva nazionale e rende più facile licenziare i lavoratori.

 

Il dibattito su questa proposta è solo all’inizio, se avrà fortuna o meno dipenderà senza dubbio dall’arco di forze che la proposta di un comitato “Italia Bene Comune” sarà in grado di coinvolgere sulla base di una proposta di agenda politica. Certo, il rischio di una nuova stagione di abuso dello strumento referendario è dietro l’angolo, e ogni scelta in merito andrà ponderata con attenzione.