DA GC BOLOGNA (SETT/OTTOBRE 2011) – Organizzazione dei mercati

Raduno Genuino Clandestino a Bologna – autunno 2011

GRUPPO MERCATI

Riassunto generale esperienze significative

 

Sono intervenuti i produttori e co-produttori di :

Roma: TerraTerra=TT + Perugia: TerraFuoriMercato=TF + Napoli: Ragnatela=Ra + Bologna: CampiAperti=CA-GasBO + Terni: MercatoBrado=MB

 

La CREAZIONE DEL MERCATO VERA E PROPRIA :

Gli SPAZI PROTETTI FACILITANO ENORMEMENTE la possibilità del mercato (centri sociali o situazioni private che allontanano i controlli), per svolgere senza ulteriori complicazioni la vendita.

In questi luoghi il mercato può crescere, e l’interesse crescente crea a sua volta la condizione per andare oltre: si può utilizzare la pubblicità: volantini, locandine, comunicati stampa, per far esplodere questa realtà.

E’ sconsigliato iniziare questo tipo di mercati direttamente in una piazza pubblica: SOLO quando si diventa sufficientemente ri-conosciuti in una situazione protetta il mercato diventa difficilmente contestabile da parte delle istituzioni anche nelle piazze.

Il mercato NASCE DALLA RELAZIONE, quando produttori incontrano gruppi cittadini, perciò è FONDAMENTALE L’ESISTENZA A PRIORI DI UN SOGGETTO AGRICOLO, per evitare la predominanza urbana nella strutturazione del mercato, e devono essere coinvolti tutti i soggetti fin dall’inizio. Non è ipotizzabile che un’associazione di consumatori desiderosa di creare un mercato biologico si riunisca e definisca a priori le regole in base alle quali selezionare i produttori, perché per l’agricoltore sarebbe più difficile rispettare regole imposte dall’altro e non create consensualmente.

La situazione di partenza minimale sono 2-3 banchi con una produzione diversificata, tipo frutta-verdura-formaggio >>> E’ FONDAMENTALE LA PRESENZA DEL FRESCO. E’ bene che la gamma di prodotti presenti in un mercato sia più completa possibile, per creare una reale alternativa al sistema della grande distribuzione.

Il produttore coinvolto per riuscire ad esistere deve avere almeno due occasioni di vendita settimanale; deve comunque avere una remunerazione minimale, altrimenti non vale lo sforzo; per lanciare un mercato occorre una presenza costante, così si riesce a fare il mercato tutto l’anno.

Occorre che i produttori continuino a confrontarsi continuamente sulla REDDITIVITA’, e se questa non c’è occorre individuare il motivo ed adoperarsi per rimediare.

Successivamente diventa possibile coinvolgere altri produttori, e, se ancora non esistono, perché il sistema della grande distribuzione negli ultimi 10 anni  ha fatto scomparire quasi tutti i piccoli, c’è la necessità di PRODURRE PRODUTTORI; generalmente, quando il mercato cresce, iniziano a comparire da soli.

Non bisogna avere paura di parlare di soldi e sopravvivenza: se i produttori presenti non riescono a vendere abbastanza, non si introducono nuovi produttori: non è un principio di chiusura, ma si accettano nuovi solo se esistono spazi fisici ed economici per accoglierli.

Fondamentale è la presenza sul territorio, e la ricerca del rapporto coi gruppi d’acquisto e le altre organizzazioni sociali.

Si allestisce il mercato registrando solo il nome dei produttori certificati, considerando solo i loro prodotti certificati, e lasciando poi entrare anche gli altri (non ha senso fare diversamente).

Occorre però ipotizzare comunque un piano di risposta in caso di controlli.

 

Implicazioni politiche :

>> Creare un metodo alternativo di produzione, trasformazione, distribuzione, e ri-creare un legame col territorio, con la produzione e con altri produttori: lavorare la terra consente di riprendere metodi della tradizione, esperienze passate, recuperare semi.

>> L’agricoltore che pratica agricoltura sostenibile è già di per se un’esperienza di TUTELA DEL TERRITORIO.

>> I consumatori critici che frequentano i mercati come abitanti sensibili del pianete terra riconoscono l’impegno del produttore rispetto alla sostenibilità.

>> Poter portare prodotti biologici anche nei quartieri popolari,

>> Poter lavorare con collettivi, associazioni esistenti in zona, cercando la possibilità di portare avanti assieme battaglie comuni (questo è stato difficile perché a chi lavora in campagna non avanzano tante energie!).

>> La partecipazione del produttore al mercato non solo come occasione di vendita ma anche come adesione al progetto politico è attualmente ancora un problema;

ancor oggi, la parola POLITICO associata alla presenza al mercato fa paura ad alcuni produttori, ma FARE ECONOMIA è POLITICA: campare attuando un altro modo di lavorare la terra, vendere, comprare questi prodotti è politica a tutti gli effetti.

 

Ad un certo punto della crescita generalmente si costituisce un’ASSOCIAZIONE :

Nella maggior parte delle città si è costituita l’associazione dei produttori per svolgere tutte le operazioni di carattere burocratico e per trattare a nome di tutti con le istituzioni; a questo punto diventa l’associazione che garantisce per il produttore.

Si creano nelle diverse realtà diversi tipi di associazioni :

la maggior parte dei mercati ha costituito un’associazione tradizionale di produttori; altri invec, per rispettare l’esigenza di non avere un presidente, hanno creato un’associazione culturale iscritta all’albo regionale SENZA PRESIDENTE, con 2 portavoce: 1 dal mondo contadino e 1 dalla città, con uno statuto molto allargato.

Situazione interessante di Bologna: con la costituzione dell’Associazione la struttura dell’organizzazione non è cambiata: si è mantenuta l’assemblea aperta, questo ha permesso di avviare dall’interno una contestazione delle norme stesse, in seguito alla quale è nata la campagna Genuino Clandestino. Di fronte alle istituzioni risponde l’associazione, col suo statuto e tutti i limiti che si è data (p.e. il divieto di fare compra-vendita) non i singoli produttori. L’associazione paga suolo pubblico e tassa della spazzatura

MANTENERE L’ASSOCIAZIONE :

A Bologna i mercati si autotassano al 4% dell’incasso, sulla fiducia, a sostegno di iniziative di e per il mercato stesso, e si riesce ad avere anche una persona che coordina; A Napoli gira il cappello ed ottiene sempre la cifra necessaria, a Perugia e Roma i banchi piccoli danno 5Euro e quelli grandi 10Euro, cmq l’autofinanziamento è generalmente una questione problematica da affrontare per i produttori

 

La necessità di uscire dal centro sociale :

A Bologna da quando l’associazione ha notificato all’AUSL i produttori e i prodotti regolari presenti in ogni mercato, è avvenuto un unico controllo su un produttore regolare: questo spiega quanto sia importante il sostegno delle istituzioni nel momento in cui si ci si confronta con la piazza, e perché ciò avvenga è necessario che il mercato sia abbastanza radicato nel contesto del quartiere, e sostenuta da un numero consistente di co-produttori e possibilmente da qualche rappresentante delle istituzioni.

In diversi centri sociali che ospitano mercati un problema è l’atteggiamento del centro sociale stesso che vede gente avvicinarsi, ma considera che i prodotti biologici costano troppo, e non ha ancora maturato una vera riflessione rispetto al biologico.

L’uscita dal centro sociale avviene generalmente in due modi diversi :

1) sulla MODA dell’evento di rappresentare il mondo contadino portando i mercati in piazza, ovvero quando le istituzioni stesse si assumono la responsabilità di un mercato, il mercato riesce ad esserci nonostante non sia a norma rispetto alle leggi vigenti.

2) tramite l’assessorato alla Cultura che, sempre per manifestare la testimonianza di un mondo che sta sparendo, sostenuto dal fenomeno dei GAS, si incarica di sostenere i consumatori che vogliono fare la spesa in un certo modo;

arricchito di banchetti informativi, spettacoli, custodia dei bambini, il mercato promosso dall’assessorato alla cultura richiede la presenza di molti eventi contestuali, quindi in questo caso occorre mediare rispetto alla primaria esigenza di vendita dei produttori ed il contesto fieristico dell’evento e l’ulteriore dispendio di energie che esso comporta.

Occorre evitare di essere usati dalle istituzioni esclusivamente per  rilanciare l’immagine e la socialità di un luogo: questa strumentalizzazione VIOLA IL PRINCIPIO DI AUTONOMIA  e rispetto del mercato stesso.

Per alcuni mercati ancora “protetti”entrare nella piazza creerebbe il problema di riuscire a distinguersi dandosi un’identità diversa dai mercati tradizionali, che assomigliano più a fiere, e questo è lo stesso problema che vivono i mercati domenicali di GC (p.e. Roma): tornare ad essere mercati settimanali per tornare a rappresentare il luogo dell’acquisto quotidiano.

CampiAperti è arrivata a far definire il suo spazio una PIAZZA MERCATALE per cui pagano tassa di occupazione suolo pubblico e rifiuti. Quindi CampiAperti ha UFFICIALMENTE CREATO piazze di quartiere che hanno rivalutato la realtà del quartiere stesso.

 

Possibili ottimizzazioni :

>> Per ottimizzare la produzione alcuni mercati hanno analizzato tutti i prodotti, notificando quelli che sono disponibili x lo scambio e quelli x la trasformazione, quelli per la trasformazione esclusiva del singolo produttore e quelli x la trasformazione per il mercato collettivo.

>> In alcuni mercati si pratica la trasformazione in loco dei prodotti, serviti al mercato come pranzo, spuntino, in questi casi si vive il mercato come una possibilità, in cui occorre continuamente ingegnarsi per capire come starci al meglio.

>> Esiste il mercato con l’evento PRANZO: a partire dai prodotti di ogni singolo produttore, tutti cucinano assieme e l’incasso entra nella cassa dei progetti; questo evento diventa anche l’occasione per educare ad una cultura alimentare differente, occasione per fare ragionare il consumatore ed anche fornirgli spiegazioni pratiche su come si coltiva, si allestisce e si gestisce l’orto.

 

Documenti significativi :

>> In Puglia hanno creato una carta dell’agricoltura e dell’agricoltore “perfetto”: consumo critico, discariche, grande distribuzione, che induce nel consumatore un pensiero critico +

>> il censimento degli agricoltori biologici  della zona

 

Autocertificazione :

AUTOCERTIFICAZIONE SIGNIFICA CONDIVISIONE ALLA BASE. L’idea della certificazione passa dal piano della forma a quello della sostanza; su questo tema specifico è stato molto importante il confronto con realtà italiane e all’estero; il co-produttore vuole sapere quello che mangia ed il produttore vuole concentrarsi sul poter produrre nella maniera migliore senza dover sprecare energie in messe a norma inutili.

La novità di CA è stata l’idea dell’AUTOCERTIFICAZIONE, dalla necessità primaria di conoscere il produttore, cosa produce, come lo produce, ed il suo impegno rispetto alla manodopera impiegata.

Quindi l’idea di AUTOCERTIFICAZIONE PARTECIPATA, ovvero che avviene tramite la visita in azienda da parte di produttori (preferibilmente di prodotti analoghi e coproduttori

Prossimo intervento pox: muoversi per far approvare a livello locale la legge che consente al produttore la trasformazione casalinga (??), già varata dalla provincia autonoma di Bolzano  a dalla ragione Veneto

 

Alcune problematiche attuali = le CRITICITA’

>> spostare il mercato della domenica durante la settimana, perché la domenica il mercato ha più le caratteristiche di una fiera in cui si trova di tutto;

>> completare ogni mercato l’intera gamma dei prodotti (perché appunto, ogni mercato per funzionare deve presentare una scelta completa dei prodotti più necessari), occorre quindi creare un coordinamento che se ne occupi: quest’attuazione è difficile, anche se sarebbe uno dei punti principali da portare avanti, perché è in questo che si realizza il progetto politico, ovvero l’alternativa completa alla spesa presso la grande distribuzione

>> alcuni mercati funzionano poco