17 APRILE LA RETE UMBRA VERSO LA VIA CAMPESINA

17 APRILE

GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE LOTTE CONTADINE

LA RETE UMBRA  “GENUINO CLANDESTINO” ADERISCE ALL’ INIZIATIVA MONDIALE DE

“LA VIA CAMPESINA”

MARTEDI 17  APRILE LA RETE UMBRA DI GENUINO CLANDESTINO SARA IN PIAZZA DELLA REPUBBLICA A PERUGIA DALLE ORE 16 ALLE 18
DALLE 18 PROIEZIONE DEL FILMDOC GENUINO CLANDESTINO
AL “MANGIAR BENE” VIA DELLA LUNA PERUGIA

 

“Abbiamo scelto di vivere le campagne molto spesso dopo aver provato le città, luoghi stretti, caotici e dai ritmi troppo frenetici; abbiamo scelto le campagne per l’armonia, il silenzio, gli odori caratteristici e i tempi dettati dalle stagioni e dal sole.

Abbiamo scelto le campagne per viverle, per rispettarne le caratteristiche, per conoscere e preservarne le biodiversità, le culture e le storie, per ridargli voce.

Abbiamo scelto le campagne per lavorarci, per trasformare impegno e sudore in prodotti genuini, per gestire il tempo del lavoro e quello delle passioni e dei piaceri, così da poter offrire a noi stessi e a chi ci vuole conoscere, sapori persi, manualità dimenticate e saperi abbandonati.”

CONTRO LA SVENDITA DELLE TERRE COLLETTIVE E  LA TASSAZIONE DEI PICCOLI PRODUTTORI;

IN DIFESA  DEI TERRITORI,  DELL’ ACCESSO ALLA TERRA,

PER LA  SOVRANITA’  ALIMENTARE.

 

Lo Stato sceglie di toglierci le terre vendendole, le amministrazioni decidono di punirci perchè forniamo cibo.

Così nel decreto-liberalizzazioni il Governo inserisce  l’art.66 che prevede la vendita dei terreni demaniali, sottraendoli agli usi collettivi, ai pascoli, alle passeggiate, ai parchi, agli orti, luoghi che tutti noi viviamo, condividiamo, coltiviamo non solo in campagna.

D’altra parte però si preme su Regioni e Comuni affinchè recuperino più soldi possibili attraverso provvedimenti capestro come il “Documento unico di regolarità contributiva” promosso dalla Lega Nord per l’Umbria, che prevede la tassazione degli ambulanti e non permette la libera vendita dei frutti della terra e la loro trasformazione.

Tassare i piccoli produttori vuol dire mettere fine ad una lunga cultura di  produzione per la sussistenza, dove quel poco in più viene scambiato o venduto ad un prezzo equo ed onesto sia per il produttore che per il consumatore, eliminando i passaggi intermedi della grande distribuzione (distruzione?).

Abbiamo scelto di offrire prodotti genuini e clandestini non per avvelenare i consumatori (lo siamo anche noi), ma perchè non possiamo stare a questa burocrazia, né per indole né per i costi esagerati che questa prevede, come attaccare i piccoli produttori sottoponendoli all’ adattamento dei locali di lavorazione e alle tante e costose certificazioni per garantire la sicurezza dei cibi che mangiamo. Tutti vogliamo esser sicuri ma in nome di una sedicente sicurezza del cibo a norma di legge che fa arrivare sulle tavole mozzarelle a pois e intossicazioni alimentari? Il cibo sarà igienicamente sicuro, ma che sapore avrà? Farà ugualmente bene alla nostra salute? A questa sicurezza alimentare noi abbiamo scelto la responsabilità della produzione contadina genuina, abbiamo scelto di rifiutare la burocrazia la quale non ci coinvolge né prevede e ci rende “clandestini”, scegliamo di metterci la faccia e non il bollino in nome delle relazioni sociali e della conoscenza reciproca che ci permette di instaurare un rapporto di fiducia. Così veri da essere genuini, così veri da essere considerati clandestini.

 

LE TERRE PUBBLICHE NON APPARTENGONO ALLO STATO

LO STATO NON PUO’ VENDERE LE NOSTRE TERRE.

LE TERRE PUBBLICHE SONO UN BENE COLLETTIVO CHE ALLA COLLETTIVITA’ VA LASCIATO!

IMPEDIRE LA VENDITA DELLE TERRE DI PROPRIETA’ PUBBLICA PREVISTA DALL’art.66 (Dismissione di terreni demaniali agricoli e a vocazione agricola) 

 

                                        PERCHE’:

La terra non può essere concepita in termini di possesso, perché è proprio in nome della proprietà privata e del profitto che le nostre terre sono ad oggi continuamente violentate, avvelenate e mostruosamente cementificate.

E’ un dato di fatto che dal ricavo della vendita dei beni comuni, non ha mai tratto vantaggio la comunità a cui quei beni dovrebbero appartenere.

 

Non crediamo alla favola del voler riavvicinare alla terra i giovani agricoltori, avrà più facile accesso alla terra solo chi se la può permettere; questa manovra è l’ennesima minaccia a ciò che resta delle piccole agricolture.

Nella norma stessa si fa riferimento ad un vincolo agricolo per 20 anni, successivi ed eventuali cambi di destinazione d’uso delle terre ne confermano la teoria.

 

E’ ridicolo voler far credere che una manovra simile, le cui risorse nette derivanti, equivarrebbero a circa 6 miliardi di euro, possa contribuire al risanamento di un debito pubblico che si aggira sui 1800 miliardi (proprio mentre in Val di Susa si costruisce un mostro il cui costo PUBBLICO supera i 30 miliardi.)

 

Difendiamo l’autogoverno delle comunità locali attraverso la rivendicazione dello strumento, pratico e giuridico, delle comunanze.

Proponiamo la rivitalizzazione degli usi civici, il coinvolgimento diretto delle comunanze agrarie del nostro territorio in un percorso di riappropriazione delle terre collettive, la creazione di nuove comunanze agrarie anche a ridosso dei grossi agglomerati urbani per la progettazione e gestione sulle stesse.

 

Un paese che vende le terre agricole pubbliche rinuncia definitivamente alla propria Sovranità Alimentare, perde la capacità di produrre cibo locale e di qualità, sceglie di perdere le culture e la storia ad esso legate.

Nessuno può e deve mettere il profitto prima delle donne e degli uomini, vendendone le terre o tassandone la sopravvivenza sociale ed economica.