Da Rosarno alla rivolta del Cara di Bari,
due anni di lotte migranti!
Domenica 4 dicembre presso Auditorium Federidìco II via Latilla 13 Bari
Dalle h 17 Mostra Fotografica a cura di “Rumore Collettivo”
Ore 18 Proiezione del Documentario “Uno stato di cose” del gruppo Farfa, cinema sociale pugliese, regia di Domenico De Ceglia.
A seguire dibattito e presentazione del libro “La Normale Eccezione. Lotte di migranti in Italia” Ed. Alegre. http://www.ilmegafonoquotidiano.it/libri/la-normale-eccezione
Durante l’iniziativa sarà promossa una raccolta fondi per l’assistenza legale ai migranti arrestati durante la rivolta del 1° agosto al CARA di Bari Palese.
Negli ultimi due anni i segmenti di lotta migrante si sono rivelati inediti ma soprattutto mossi dalla necessità di rendere visibile la propria condizione e dalla rivendicazione di diritti violati e abusati. Questo processo, di annientamento dei diritti, che vede sdoganata xenofobia e razzismo, è legittimato da un assetto legislativo che parte dalla legge Turco/Napolitano, prima, e la Bossi/Fini, dopo, e dal Pacchetto Sicurezza che fonda le sue radici in una matrice ideologica dichiaratamente antiumanitaria. Oggi, dopo l’esodo dalla Libia, oltre 25.000 Richiedenti Asilo sono ospitati all’interno del piano di accoglienza della protezione civile. Enti del privato sociale, organizzazione ecclesiastiche e strutture alberghiere gestiscono a propria discrezione l’accoglienza dei migranti con sistemi tra loro disomogenei. I migranti pur provenendo dalla Libia ma nati in Ciad, Nigeria, Sudan, Mali, Ghana ecc rischiano che la loro domanda venga rigettata dalle Commissioni Territoriali e i ricorsi oltre che onerosi si rivelino inutili il più delle volte. Tutto questo meccanismo non tutela le migliaia di persone, costrette a lasciare la Libia, in quanto aventi diritto di protezione umanitaria ma anzi li costringe, divenendo “clandestini”, all’estrema invisibilità sul territorio. Questo Razzismo Istituzionale non considera i migranti come soggetti di diritto ma come un qualcosa da amministrare all’interno delle cosiddette soglie di tolleranza e quote d’ingresso, riducendo persone a pura manovalanza a basso costo sfruttata e schiavizzata, creando dinamiche di estrema Ricattabilità ma anche di Clandestinizzazione in quanto l’ottenimento del permesso di soggiorno è vincolato al contratto di lavoro. L’assetto legislativo del Governo, sostenuto dalle delibere delle Amministrazioni locali, ha negli anni utilizzato il lavoro migrante come ambito in cui sperimentare nuove forme di sfruttamento e precarizzazione del mondo del lavoro. La rivolta di Castel Volturno e quella di Rosarno hanno accelerato un processo di consapevolezza sfociato e reso palese attraverso lo Sciopero Migrante del 1°Marzo 2010 che ha visto la partecipazione di oltre 300.000 persone. Tra il lavoro nero gestito dai caporali, quello a chiamata e quello interinale i migranti hanno elaborato forme di lotta e vertenze rendendosi avanguardia.La composizione sociale della popolazione migrante estremamente eterogenea dal punto di vista vertenziale è stata in grado di promuovere mobilitazioni su tutto il territorio nazionale. Le rivolte del 1 agosto al CARA di Bari repressa e criminalizzata, gli scioperi della fame e della sete nei CIE, la protesta dei migranti tunisini prima a Lampedusa e poi a Manduria, lo sciopero dei Braccianti di Nardò, l’occupazione della Gru a Brescia e la mobilitazione dei migranti provenienti dalla Libia sono forme di protesta autorganizzate che rivendicano diritti ferocemente violati da misure repressive. Le condizioni disumane a cui sono sottoposti i migranti, sovraffollamento delle strutture di accoglienza, carenza di acqua e cibo nei CARA, violenze e torture e pestaggi nei CIE dove vige l’annientamento dello stato di diritto, protezione umanitaria negata a migranti provenienti dalla Libia e non considerati profughi, schiavismo del caporalato e sfruttamento dei braccianti, inadeguatezza dei sistemi di prima accoglienza e accoglienza diffusa, le deportazioni di massa, rappresentano il fallimento totale delle politiche migratorie. Come Collettivo Antirazzista intendiamo promuovere iniziative pubbliche a sostegno delle lotte migranti, denunciare queste condizioni significa anche porre l’attenzione sulle condizioni in cui vivono migliaia di lavoratori italiani e promuovere la possibilità di intersecare i percorsi di lotta e innalzare il livello del conflitto sociale rivendicando i diritti e autodeterminazione.