Scendono in piazza contadini e vignaioli, il 17 marzo prossimo a Roma, a favore di una agricoltura contadina e senza Ogm, e contro la politica della Unione Europea che favorisce l’agroindustria mentre penalizza i piccoli agricoltori.
La manifestazione, indetta dal Connettivo terra/Terra, da Crocevia e dai vignaioli del Critical Wine, si terrà sotto al Parlamento sabato 17, dalle 10 alle 13.
Sarà una manifestazione nello stile di chi partecipa: aperitivo "critico", fatto con i prodotti di coloro che interverranno alla protesta. Per far conoscere, a chi lo avesse dimenticato, il valore di una agricoltura contadina, il valore della terra e di chi la lavora.
Perchè la terra non è un supermercato, e il cibo non è una merceoma
Stiamo assistendo ad una preoccupante concentrazione di potere corporativo sopra un diritto umano basilare come l’alimentazione.
Si stima che nei prossimi anni, solo 4 o 5 grandi catene di generi alimentari si aggiudicheranno la leadership globale, un potere immenso che ne fa ormai l’unica porta di accesso dei consumatori al cibo e l’unica porta di accesso dei produttori ai consumatori, con un forte impatto su tutta la catena agroalimentare.
Infatti l’apparente varietà di prodotti offerti in Europa viene ottenuta con 170.000 tonnellate di aromi industriali che non hanno nessun componente nutritivo e comportano anzi rischi per la salute, d’altra parte provocano una tremenda riduzione della biodiversità su cui si basa la nostra alimentazione.
Abbiamo alimenti impacchettati ad arte e per essere venduti e conservati in un paio di settimane si utilizzano recipienti che impiegano centinaia di anni per degradarsi. Il modello estensivo di produzione agroindustriale contribuisce in maniera pesante a distruggere l’equilibrio necessario per la sopravvivenza del pianeta.
Il mondo rurale vero, che vive del lavoro contadino, producendo alimenti sani e nutritivi non è compatibile con un monopolio distributivo multinazionale che esige prodotti di tipo industriale, ne impone i prezzi e determina le stesse tipologie di prodotti da coltivare.
Nel nostro pianeta vivono 1.300 milioni di contadini, e, nonostante il ruolo prezioso che svolgono, di questi solo il 6% gode di un benessere adeguato ai propri investimenti finanziari e umani. Anche in Italia il 10% circa delle famiglie che vivono dei frutti della terra si trova al di sotto della soglia assoluta di povertà, e il 36% vive con un reddito inferiore ai 1000 euro al mese.
Continua la moria di aziende agricole come da fonti ISTAT. "L’agricoltura italiana ha visto scomparire in cinque anni circa un quinto delle proprie aziende”. Sino ad oggi le scelte politiche non hanno assolutamente privilegiato il mondo contadino. Se non ci sarà una drastica inversione di tendenza, al 2010 il bel paesaggio agrario nazionale vedrà la sopravvivenza solo della metà delle aziende che esistevano nel 2000. Invece le autorità infieriscono, quasi a voler eliminare anche il ricordo di quell’agricoltura contadina che si era andata perfezionando negli ultimi millenni ma non coincide con le esigenze della globalizzazione.
La Politica Agricola Comunitaria (PAC), che rappresenta ben 85% della spesa globale dell’Unione Europea, determina da anni ormai tutta la nostra alimentazione eppure viene elaborata con le lobby, senza nessuna consultazione democratica e senza alcun rapporto con i cittadini. Ha già causato dei danni irreparabili al mondo agricolo intervenendo in maniera massiccia a favore dell’agroindustria e a discapito dell’agricoltura contadina, che riceve il colpo finale dalle ultime dichiarazioni della Commissaria Europea Marianne Fischer Boel secondo le quali molti agricoltori "avranno bisogno di un altro reddito oltre a quello agricolo" dopo il 2013.
Ora la Commissione Europea, in nome della competitività, si appresta ad estirpare 400.000 Ettari di vigneti, ed a modificare l’intero sistema del settore vitivinicolo europeo. Con l’OCM vino, deregolamenta gestione, trasformazione e commercializzazione dei vigneti e del vino: – riduce il vino ad una semplice bevanda e cambia radicalmente la stessa definizione di "Vino" per rendere il prodotto europeo simile a quello dei nuovi Paesi emergenti (Usa, Australia, Cile, Argentina, ecc.) – omologa il gusto, separando totalmente il vino dal suo territorio, e, cosa ancor più grave, dalla tradizione agricola affinché i vini più “venduti” si possano produrre ovunque, a condizione di avere il giusto cocktail di sementi, fertilizzanti, pesticidi ed agenti di sapore…– liberalizza le pratiche enologiche ammettendo l’uso di trucioli o di agenti chimici di vario genere per dare il sapore del legno, ridurre l’acidità, addolcire, aumentare o diminuire la gradazione alcolica…– elimina completamente ed immediatamente gli aiuti di mercato,
Alcune Regioni hanno addirittura adottato sanzioni per gli agricoltori biologici che reimpiegano i le proprie sementi anziché comprarle dai distributori riconosciuti. La pratica di reimpiego dei semi è sempre stata alla base dell’agricoltura, oggi invece esistono istituzioni che identificano, regolamentano e classificano i semi, ed è vietato usare i propri semi se non sono riconosciuti dall’istituzione, così come è vietato lo scambio di semi tra contadini…
Il ministro De Castro afferma così la nuova linea politica del governo in materia agricola: “promozione e sostegno delle esportazioni sui mercati esteri, accrescere la dimensione delle imprese del settore favorendo i processi di concentrazione cooperativa e societaria e l’accorpamento fondiario…"
Noi pensiamo che chi lavora la terra e produce cibo deve poter essere protagonista della filiera, in accordo con i consumatori, crediamo nella filiera corta e nell’alleanza tra lavoratori delle campagne e lavoratori delle città, nella trasparenza dei processi e del prezzo, nella fiducia reciproca che si fonda su sistemi di produzione e consumo locali, legati all’identità di un territorio.
Per difendere la nostra alimentazione e la nostra cultura, il rapporto con la terra quale fondamento di una società che la rispetti, per arrestare la desertificazione dei nostri campi, per fermare l’avanzata di un’agricoltura senza agricoltori, serve un movimento cittadino e diffuso, serve una nuova consapevolezza. Quello che è in gioco è ciò che ingeriamo giorno per giorno, l’agricoltura è la prima tra le attività umane e non si può “esternalizzare” o delegare ai venditori di merendine, mentre ci concentriamo sul settore terziario. Anche le decisioni relative al settore agricolo devono essere partecipate. Sono necessari altri modelli di pensiero, d’agricoltura e di mercato.
Vogliamo unirci per organizzare il rifiuto del modello neoliberista che vuole l’agricoltura industriale e monocolturale della UE da una parte e un’elitaria produzione dei cosiddetti prodotti tipici dall’altra, quali facce della stessa medaglia,
Vogliamo mantenere e ridisegnare un circuito virtuoso tra qualità della produzione, qualità del prodotto e qualità delle relazioni sociali,
Vogliamo un’agricoltura contadina.
Connettivo terra TERRA - vignaioli Critical Wine - Associazione Crocevia