Lettera inviata al Ministro dell’Agricoltura riguardo la Campagna per l’agricoltura contadina

Roma, 31.1.2012
Ministro Mario Catania
MIPAAF
Via XX Settembre 20
00187   ROMA

Signor Ministro,

siamo di sicuro lieti che Lei abbia voluto incontrare le più grandi organizzazioni agricole del paese il 18.01.2012 – organizzazioni a cui molti di noi sono anche iscritti – ma vogliamo segnalarle che esistono nel nostro paese molte altre organizzazioni di base in cui si ritrovano i produttori agricoli, di diverse dimensioni ed estensione nazionale che sono andate sviluppandosi nell’ultimo quarto di secolo e che non sono rappresentate dal COPA ma dal Coordinamento Europeo Via Campesina, riconosciuto anche dal Commissario Ciolos. Ci  ritroviamo  in una piattaforma comune  a difesa del modello agricolo più diffuso nel nostro paese : quello delle medie, piccole, piccolissime aziende che , pur dentro una crisi senza precedenti, riescono ancora a produrre la parte maggioritaria della PLV della nostra agricoltura e, nell’agricoltura biologica, hanno affermato il primato italiano nel mondo.

Sono decenni che molti hanno decretato la scomparsa di  questo tipo d’aziende – le aziende contadine, appunto – ma i fatti sono qui per smentirli. Noi non ci consideriamo residui folkloristici, strapaesani e economicamente marginali tanto da essere considerati casi da rete di sicurezza sociale, al contrario, siamo quella parte dell’agricoltura del paese che, pur godendo finora  in modo marginale del sostegno PAC, pur mancando di politiche pubbliche di supporto, pur dovendo vincere la concorrenza sleale dell’agricoltura industriale, taglieggiati dalla GDO  e dalla struttura  estremamente concentrata del mercato agricolo nazionale, siamo ancora economicamente vivi, siamo la base dei produttori biologici italiani,  riusciamo a produrre e commercializziamo i nostri prodotti soprattutto nel mercato interno attraverso forme e circuiti di cui portiamo per intero l’inventiva (mercati contadini, GAS, GODO, negozi collettivi dei produttori biologici,  etc), la responsabilità ed anche i costi aggiuntivi.

Ed i dati del censimento 2010 ci danno ragione: di sicuro il dato più drammatico che emerge  è la perdita, in 10 anni di quasi il 36% delle aziende diretto coltivatrici ma anche  del 39% di quelle condotte con salariati, (che numericamente si riducono ad un totale 46.000 aziende: un fenomeno decisamente marginale rispetto al milione di aziende diretto coltivatrici). Nella diminuzione della SAU, le aziende diretto coltivatrici perdono solo il 4,5% mentre quelle condotte con salariati riducono la SAU circa del 23%.
Ci troviamo ogni giorno   a dover contrastare un lungo processo di concentrazione della proprietà della terra e della capacità produttiva in un numero sempre più ristretto di aziende, processo che trasforma il paesaggio agrario nazionale – che tante economie fa vivere e prosperare – in una quinta di teatro priva di vita rurale e di capacità produttive.

Ci chiediamo quali saranno le ricadute del decreto legge, cosiddetto “Cresci Italia”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 24 gennaio . Certo che anche a noi interessa il made in Italy, se però è fatto con materie prime prodotte in modo socialmente ed ecologicamente durevoli ( a partire dalla produzione biologica),  in aziende a forte intensità di lavoro, preferiamo i gruppi dì acquisto e le reti di produttori bio di distribuzione alternativa, ai contratti di filiera che ci trasformano in braccianti dentro le nostre stesse aziende. Riteniamo che sia un errore drammatico la vendita delle terre demaniali,  anche con le cautele che il nuovo governo ha introdotto.  Abbiamo bisogno di un accesso facilitato alla terra per lavorarla, allargare la dimensione delle nostre piccole aziende o crearne di nuove per i giovani e per far questo non abbiamo bisogno di acquisire la proprietà di terre demaniali, bastano affitti rustici ad equo canone. Chiediamo una riforma radicale della PAC e – come lei – riteniamo che si debbano cancellare tutti quei sostegni che sono di fatto un regalo alla  rendita, così come abbiamo combattuto contro il disaccoppiamento perché “..recidere il collegamento con i volumi delle produzioni vuol dire lontananza dalle imprese e vicinanza alle proprietà terriere”, come lei stesso ha sostenuto. Noi  difendiamo il contadino  che  – senza essere impresa  e senza trasferire il modello produttivo industriale nella produzione agricola – con il suo lavoro e quello della sua famiglia produce cibo, reddito, ricchezza e servizi ecosistemici in modo sostenibile  come abbiamo ampiamente dimostrato con i successi del settore dell’agricoltura biologica nel nostro Paese. Per questo riteniamo che di sicuro il contadino è un agricoltore attivo.   Anche se la sua azienda è di piccole dimensioni, il suo reddito agricolo tanto insufficiente da condannarlo al doppio o triplo lavoro ed il suo prodotto, magari trasformato, distribuito  direttamente al consumatore finale senza passare dalla GDO e senza contratto scritto (le quantità commercializzate dalle singole nostre aziende fanno la differenza).

Noi chiediamo che – così come esiste una base giuridica appropriata e specifica per la piccola e media impresa industriale – si costruisca insieme una innovativa base giuridica a difesa dell’agricoltura contadina e  dei piccoli produttori di cibo, utilizzando anche gli  spiragli che si sono aperti nel negoziato sulla PAC, prima che questi si richiudano definitivamente, anche in vista dell’importante conferenza europea sulle aziende agricole prevista per il prossimo 20 aprile a Bruxelles.

Questi sono i punti che vogliamo sottoporre alla sua attenzione:

i.      la creazione di una legge nazionale che  – sull’esempio di quella in vigore nella provincia autonoma di Bolzano (ref. DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA 26 settembre 2008, n. 52) –  preveda un diverso regime fiscale e igienico sanitario per le aziende agricole di piccole dimensioni

ii.     la riforma dei meccanismi di governance delle politiche agricole a livello nazionale e locale che facciano emergere le reali istanze di tutti gli agricoltori e non quelle delle corporazioni agricole dominanti,  attraverso effettivi processi elettorali  delle rappresentanze agricole da coinvolgere nelle decisioni, ad ogni livello;

iii.    una serie strategia di politica agricola nazionale capace di contrastare il pericoloso deficit della produzione alimentare del nostro Paese e ridare centralità nei processi decisionali delle politiche del cibo a tutti i cittadini.

iv.     Considerare politiche per l’approvvigionamento alimentare locale  – visto il potenziale di mercato offerto dalle nostre città –  basate principalmente sui piccoli produttori visti anche come opportunità occupazionale, valorizzazione ecologica, sociale ed economica dei territori rurali  e come strumento per migliorare effettivamente la qualità dell’alimentazione dei cittadini.

v.      la definizione di politiche pubbliche di sostegno all’agricoltura contadina (infrastrutture viarie e agricole, servizi urbani nelle zone interne rurali, incentivi alla nascita di cooperative e consorzi tra piccoli produttori, sostegno alle filiere locali e equo accesso alla distribuzione commerciale); politiche di sostegno alla conversione produttiva promovendo anche l’agricoltura biologica che emancipi i territori dalle monoculture e aiuti la diversificazione e l’integrazione produttiva in linea con una visione diversa del greening;

vi.     il ripristino di un servizio di assistenza tecnica pubblica gratuita per le piccole e medie aziende per liberarle dal peso delle  pratiche burocratiche e  dalla dipendenza dall’assistenza tecnica  fornita dalle ditte produttrici di input produttivi  o di commercializzazione della produzione. Liberalizzare il ricorso a tecnici indipendenti e di fiducia dei piccoli produttori di cibo  capaci di integrare le loro conoscenze con il  “saper fare”  dei contadini per realizzare quel cambiamento in senso agro ecologico fondamentale per l’agricoltura italiana, unico spazio effettivo di mercato in cui possiamo competere anche sul mercato globale, come ben dimostrano i risultati ottenuti dai nostri produttori biologici.

Avevamo avuto modo di sottoporre queste nostre esigenze già al Ministro Zaia , ora vorremo riprendere il lavoro avviato  e  le  chiediamo un incontro di lavoro sicuri, in questo,  di essere i portavoce di quelle molte centinaia di migliaia di aziende contadine che ancora resistono nel nostro paese, di cui noi  e le nostre mobilitazioni, attraverso il paese ed a livello internazionale, siamo protagonisti .

Accetti i nostri saluti e l’augurio di buon lavoro,

Per la Campagna per l’agricoltura contadina

i Coordinatori nazionali:   Roberto Schellino,   Plinio Pancirolli
il gruppo di lavoro giuridico :
AIAB, (Associazione Italiana Agricoltura Biologica),  il presidente  Alessandro Triantafyllidis
ARI (Associazione Rurale Italiana) , il presidente Francesco Benciolini
ALPA (Associazione Lavoratori Produttori Agroalimentari ),  il presidente  Antonio Carbone
Centro Internazionale Crocevia, il Presidente  Antonio Onorati
PER I CONTATTI:
Campagna per l’agricoltura contadina:   Antonio Onorati,  Centro Internazionale Crocevia – mail: mc2535clink; cell. 00393408219456