Venerdì 26 giugno 2015 visita nel percorso sperimentale della Certificazione Partecipata da Marco Narciso di Carchitti
Carchitti è una frazione di Palestrina (Roma) trasformata in un “laboratorio” di agricoltura intensiva convenzionale (pesche, nocciole, fragole), la richiesta di adesione di Marco e Teresa ci obbliga a confrontarci concretamente con realtà produttive distanti dal connettivo Tterra.
Molte persone hanno, sbagliando, declinato a priori la possibilità di fare questa visita.
Alcune delle persone che hanno partecipato hanno declinato l’invito a fare una relazione su questa esperienza, non volendo “stroncare” Marco e teresa lontani dalla loro visione di fare agricoltura”, una posizione inutilmente settaria.
In questa visita nel percorso sperimentale della certificazione partecipata ci sono tutti i presupposti per relazioni contrastanti e contraddittorie, tutti ingredienti di riflessione per poter andare dialetticamente avanti.
Dispiace notare ancora una volta l’assenza delle componenti urbane del percorso Tterra.
Erano presenti: Rosa e Tiziano produttori affini di tT, Ivano produttore affine non tT ( fornitore del gas Gasilina), Tommaso del gas Gasilina, Lidia consumatrice Gas gasilina, Mario produttore Tt, Marco e Renata di Permablitz Prenestino, Paolo consumatore Roma
Dopo esserci inoltrati in qualche stradina di campagna non molto distanti dal paesino eccoci arrivati al cancello della striscia di terra affittata da di Marco. Ci accoglie cordialmente insieme alla moglie Teresa e al figlio Matteo, un ragazzino sui 5/6 anni (?).
Marco ci racconta un po’ della loro storia, lui informatico, lei infermiera, anche se laureata in lettere, entrambi perdono il lavoro, si guardano intorno e decidono di avviare quest’attività da cui trarre il reddito per vivere. La loro residenza non è in loco, ma a Rocca Priora (6 km circa), il terreno è intanto in affitto con l’accordo con il proprietario di considerarne l’acquisto più avanti, una volta valutato l’andamento dell’azienda. Sul terreno vi sono tre grosse file piantate a fragole, moto dense, tenute sotto serra. A prima vista la coltivazione sembrerebbe fortemente intensiva. Ci lavora l’intera famiglia, compreso il bambino che, anche se piccolino, pare faccia la sua particina aiutando i genitori nella coltivazione.
Il terreno è costeggiato da piantagioni di alberi nocciole che vengono spruzzate con diserbanti due volte l’anno via aerea, ma Marco dice che vengono avvertiti dai proprietari per cui ha modo di chiudere in tempo le serre. Esiste anche una forma di mutuo soccorso con i vicini in queste occasioni per cui lui stesso ha aiutato il signore anziano del terreno di fronte a coprire, in queste occasioni, con dei teli il terreno coltivato.
Rosa fa a Marco Narciso una serie di domande sulle modalità di coltivazione, su ciò che viene dato alle piante per concimarle e eventuali prodotti a protezione da insetti e altro, sui semi e ciò che a me sembra di capire è che Marco, nonostante abbia fatto fare le analisi delle falde e del terreno a laboratori non di zona quindi al di fuori di interessi locali con risultati positivi, si sia affidato molto (forse troppo) ai consigli di agronomi e negozianti agrari di zona le cui posizioni e conoscenze sono, tutto sommato, quelle standardizzate dai sistemi e logiche dei grandi distributori, con relative e conseguenti modalità legate agli interessi economici e di mercato.
Parlando insieme a Marco e Teresa con la moglie ho avuto la sensazione che fosse sinceramente interessata e incuriosita alle tecniche della permacultura o alle modalità dell’orto sinergico di cui le raccontavamo, che non conosceva affatto ed essendo queste coltivazioni parecchio distanti dal loro approccio, mi è sembrato un segnale positivo del voler sapere e valutare dei percorsi meno invasivi per la terra e più sani per i prodotti da coltivare.
Marco Narciso ci ha anche raccontato di passaggi diciamo così ‘poco puliti’ di accoglienza da parte dei locali, più che sulla loro presenza da new entry in zona, sul loro tentativo di inserirsi nel sistema di vendita del posto, ma qui diventa poi complicato valutare anche sul come si vanno a toccano certi equilibri con i loro meccanismi e le loro regole e se sono ambiti che vale la pena di frequentare. Ben venga la richiesta di entrare in tT.
Le intenzioni future della famiglia Narciso è di aumentare ancora la produzione, magari aggiungendo qualità che si seminano in periodo estivo avanzato per averne disponibili anche per l’inverno. Reggerà la terra tutto questo stress in così poco spazio?
Alla fine ci hanno gentilmente offerto un rinfresco con alcuni dei loro prodotti freschi o anche trasformati (marmellate e crostate).
In conclusione, a mio parere, mi sembra brava gente e piena di buone intenzioni, ma devono parecchio raddrizzare il tiro in quanto a obiettivi e concezioni per aspirare a entrare a far parte di tT o nel senso di quelle che sono almeno in teoria le aspirazioni di tT, ma, ripeto, essendo buone le loro intenzioni in prospettiva non escluderei la cosa.
Paolo, consumatore ‘critico’ Roma
Venerdì ci siamo recati a Carchitti per conoscere Marco e Teresa, produttori di fragole.
La loro è una piccola realtà in quanto moglie e marito, provenienti dal settore terziario, che si è insediata da poco e si sono affidati alle conoscenze locali e di agronomi; molto appassionati di quello che stanno facendo, si stanno acculturando ricercando notizie e nozioni su internet ed hanno effettuato varie analisi sia del terreno che delle acque (che provengono dal consorzio di Carchitti).
Si sono affidati agli agronomi che gli hanno fatto correggere il terreno, concimano con prodotti a base di alghe sostanzialmente “consentite” in agricoltura biologica ma non con marchio biologico, effettuano trattamenti con prodotti di sintesi in fertirrigazione là dove necessario con zolfo e rame; hanno praticato la potatura dei primi frutti, tipico modo di chi coltiva intensivamente e in convenzionale, per fare pezzatura grande e grande quantitativo. Smuovendo il fogliame, che a mio avviso è troppo azotato, non si sono mossi insetti, né formiche; le api viaggiavano solo sui fiori delle fragole che ricadono verso le finestre esterne delle serre; non ci sono lumache, non ho notato moria di piante; usano pacciamatura in film plastico nero intero con solo i fori per le piante; le fragole sono tutte sotto copertura di tunnel ferro/plastica (gli archi li ha recuperati e puliti); le piante sono annaffiate e concimate con manichetta; alla mia domanda di come lui volesse comportarsi con le piante esistenti (se espiantarle o mantenerle), mi è stato risposto che in parte le lasceranno ma la loro paura è che la pezzatura della fragola, e quindi il quantitativo della frutta, diminuisca.
Riempiranno il terreno con altri tunnel impiantando altre piante e varietà di fragole, un lavoro costante che gli ricoprirà l’impegno annuale completo: lavorazione terreno, bauletti, pacciamature, coperture, piantare, potare, pulire, annaffiare, raccogliere e portare a vendere il prodotto. Fortuna da loro vige ancora l’aiuto reciproco del vicinato, altrimenti la manodopera è necessaria poiché quattro braccia non basterebbero.
Con il raccolto di questo primo anno si è ripagato i costi dell’impianto: piante frigo-conservate a radice nuda, forchettine x piantare, cassettine porta frutta, naylon per copertura e per la pacciamatura e impianto d’ irrigazione (non ho capito però se anche l’acquisto dell’ ape per il trasporto e vendita delle fragole).
Forse non mi sono spiegata bene ma alla mia domanda di come loro volessero commercializzare in futuro le loro fragole, non ho ricevuto una riposta precisa; ci ha parlato dei dispetti dei locali e delle minacce subite. Al momento le vende in loco, quando gli è concesso e tramite sue conoscenze, con le cassettine di cartone marchiate “fragola di Carchitti”.
Marco e Teresa stanno effettuando un approccio di riproduzione degli stoloni per avere un’ auto-produzione di piantine.
Hanno acquistato le piantine da orto per consumo familiare nel salernitano dove si sono fatti sistemare l’ape.
All’inizio del terreno ci sono alcune erbe spontanee come le ramoracce e l’erba acetosa, lo scorso inverno lì c’era l’orto; l’orto estivo scoperto ad uso familiare è poco prima dell’inizio dei tunnel.
In fondo al terreno c’è la macchia con vari arbusti tipici della zona, intorno ai due lati del terreno ci sono dei noccioleti in convenzionale che vengono trattati; i vicini li avvisano al momento del trattamento e loro così possono chiudere i tunnel; il trattamento così non entra ma scivola sul nylon e cade sul terreno dal quale viene assorbito.
Ci è stato offerto un assaggio di fragole sia fresche che in macedonia, crostate e marmellate conditi con zucchero bianco.
Gli acquisti personali degli ortaggi li fanno da un ortolano.
La nostra impressione (mia e di Tiziano) è che sono brave persone, ma che al momento non possono entrare a far parte del nostro circuito di t/terra: ci sono, a nostro avviso, troppe cose non chiare su come loro lavorano l’impianto, in quanto è risaputo che se ti avvali degli agronomi loro ti indirizzeranno a produrre intensivamente e a dare concimazioni forzate, ti faranno entrare nel circuito dell’acquisto compulsivo dei concimi e dei prodotti per correggere questo o quello (sterilizza qui, sterilizza là, previeni questo, previeni quello), inoltre una delle prime cose che un agronomo deve applicare è il principio edonistico ossia il conseguimento di un massimo effetto utile con il minimo sacrificio possibile.
Perché hanno fatto richiesta di partecipare a t/terra? Cosa si aspettano da t/terra? Sanno cos’è t/terra?
Rosa e Tiziano (produttrice affine)
Venerdì 26 giugno abbiamo raggiunto Marco e Teresa nel campo dove coltivano fragole. Ad accoglierci anche il piccolo Matteo. Loro provengono da esperienze lavorative completamente diverse ma, avendo perso il posto di lavoro, hanno deciso di buttarsi in questa avventura.
Il terreno è ubicato fuori dal paese, in una strada secondaria, pianeggiante e soleggiato tutto il giorno.
La prima impressione è positiva, in fondo un boschetto, di lato piante di nocciole che ci dice Marco non sono assolutamente trattate. Il terreno l’hanno affittato ma a tempo determinato perché il proprietario vorrebbe vendere ma loro per ora non possono permetterselo.
Le serre, 4 o 5, sono grandi e molto ordinate, pacciamate con teli di plastica, e costruite da Marco e Teresa riciclando parte del materiale necessario. Le piante di fragole sono fitte e rigogliose.
Ci raccontano che non è facile la convivenza con gli altri produttori della zona, invidia e gelosia per la produzione abbondante e per le loro idee sulla coltivazione naturale/biologica, ha prodotto minacce, furti di materiale e addirittura il taglio di alcuni tubi di irrigazione.
Non ho alcuna conoscenza dei metodi di coltivazione delle fragole, mi aspetto pareri più competenti dai produttori affini presenti all’incontro, ho sentito parlare di tecniche diverse di potatura o di riproduzione, per fare un esempio, ma non saprei valutare quale sia quella migliore. Mi è sembrato che Marco e Stefania siano fortemente motivati a produrre fragole in modo naturale e ci mettano tutto il loro impegno per realizzare il loro progetto, col sorriso negli occhi e sulle labbra, nonostante le difficoltà. Ho avuto però l’impressione che, data la loro inesperienza e in tutta buona fede, abbiano iniziato questo percorso affidandosi a consigli di persone diverse senza un confronto approfondito con chi il metodo naturale lo pratica da tempo. Da qui alcune contraddizioni da chiarire come l’uso di prodotti come il fertilizzante, di cui non ricordo il nome, utilizzato quando serve o i trattamenti certificati indicati sulla scheda che istintivamente non mi piacciono, ma anche in questo caso i produttori affini potranno aiutare noi consumatori a capire se sono prodotti necessari.
Chiarito questo passaggio non secondario, darei tutta la mia fiducia e sostegno a questa famiglia molto motivata e sincera, che ringrazio ancora per l’accoglienza che si è magicamente concretizzata in una merenda a base di fragole sotto un ombrellone tra i noccioli.
Auguri!
Lidia, consumatrice di Cave
L’azienda di Marco e Teresa si presenta come una valida alternativa alla coltivazione intensiva di fragole da sempre praticata a Carchitti, dove l’uso spesso sconsiderato di prodotti chimici e tecniche di produzione non rispettose dell’ambiente è considerato ormai normale.
L’approccio molto tecnico da loro seguito, per l’avviamento della coltivazione, ovvero l’essersi affidati alla guida di un agronomo specializzato, che avvalendosi delle analisi chimiche sia del suolo che delle acque usate per l’irrigazione ha loro consigliato la correzione del terreno al fine di riequilibrarne i valori e renderlo idoneo alla coltivazione delle fragole è a mio avviso ben giustificato dalla mancanza di esperienza dei due conduttori, che cosi’ facendo hanno evitato errori che avrebbero potuto seriamente pregiudicare la sostenibilità economica della loro azienda, e pur generando alcune criticità, ha loro permesso di ottenere un ottimo prodotto sia per quanto riguarda la pezzatura che per la dolcezza dei frutti.
La passione e l’entusiasmo mostrati da Marco e Teresa nel presentarci la loro azienda ed i loro prodotti, testimonia il valore non soltanto economico che questa rappresenta per i due, e fa ben sperare in una futura gestione più attenta nell’uso di prodotti chimici industriali, che con l’accrescersi della loro conoscenza delle caratteristiche ambientali, e proprie del terreno potrà essere integrato e poi sostituito da pratiche agronomiche maggiormente orientate al naturale miglioramento delle condizioni pedologiche del suolo, piuttosto che al ricorso ad input esterni.
In conclusione il mio giudizio personale non può che essere positivo, sia per quanto riguarda i due conduttori che hanno avuto il coraggio di investire in un settore in cui l’offerta è ormai massificata e livellata a valori qualitativi molto bassi, sia per quanto riguarda l’azienda da loro creata che seppur ancora in via di completamento si presenta ben organizzata ed integrata nell’ambiente circostante.
Ivano ( produttore affine/casale Morello- Valmontone)
La coppia di disoccupati che gestisce la produzione convenzionale di fragole in una zona fortemente compromessa da punto di vista agricolo come quella di Carchitti, mi sono sembrate due persone oneste e in buona fede.
L’entusiasmo, il bisogno di reddito e la buona fede non giustificano certamente il tipo di conduzione convenzionale anche se questa conduzione, contestualizzata a Carchitti, è molto più virtuosa di quanto potrebbe sembrare.
Per quanto riguarda gli aspetti più tecnici rimando al parere dei due produttori affini che si sono dimostrati anche in questo caso determinanti come figure che contribuiscono alla sperimentazione di questo percorso e allo stesso tempo mettono in comune le loro conoscenze specifiche .
Personalmente non chiuderei la porta in faccia a due persone che spinte dalla crisi cercano di reiventarsi una fonte di reddito dignitosa.
Se coloro che propugnano un modo diverso di produzione, in questo caso le donne e gli uomini che aderiscono al Connettivo Tterra ma non solo, non sono in grado di influenzare positivamente i piccoli produttori convenzionali in buona fede, ogni possibilità di cambiamento svanisce.
Credo che il nostro compito sia quello di creare possibilità di cambiamento in positivo la dove lo riteniamo possibile! Incentivando, sostenendo e monitorando attraverso le reti locali di persone che producono (Tterra e produttori indipendenti) e persone che consumano criticamente (Gas o singoli), quelle situazioni come questa, disponibili a sperimentare una conduzione virtuosa.
Mario Apicoltore Tterra
Venerdì 26/6/2015 si é tenuta la prima visita di certificazione partecipata Tterra presso il produttore di fragole Marco Narciso che ci ha ospitato presso il suo nuovo impianto di Carchitti (frazione di Palestrina) insieme alla compagna Teresa ed al piccolo Matteo.
Le visite possono essere un’interessante occasione per confrontarsi e condividere difficoltà e competenze tra produttori e consumatori dove i partecipanti assumono l’impegno di rilevare con attenzione la situazione dell’azienda e di riportarla più fedelmente possibile ai consumatori attraverso le relazioni pubblicate sul sito Tterra. Visto l’andamento delle ultime visite a cui ho partecipato suggerisco di regolamentare le modalità di partecipazione alle visite di certificazione partecipata onde evitare distrazioni e discussioni in contemporanea.
La presente relazione fa riferimento alle schede informative, al sito web aziendale www.fragoledicarchitti.it ed a quanto rilevato durante la visita anche dalle dichiarazioni dei produttori.
Marco e Teresa, dopo essersi ritrovati senza lavoro a 38 anni, hanno iniziato a cercare un reddito nell’agricoltura per la quale sono stati sempre appassionati. Durante la visita ad una sagra delle fragole di Carchitti scoprono la carenza di offerta di fragole rispetto alla richiesta ed iniziano a ragionare sulla possibilità di investire nel settore. Nel maggio 2014 individuano un terreno di 2.500mq abbandonato da 5-6 anni e, dopo averne analizzato terra e l’acqua proveniente dal consorzio locale presso un laboratorio fuori zona (ritenuto più affidabile), lo prendono in affitto per una sperimentazione di qualche anno.
Sul sito www.fragoledicarchitti.it sono presenti le analisi chimiche, una presentazione del progetto e una galleria fotografica della preparazione del terreno e dell’allestimento dell’impianto che oggi conta 5.000 piante di fragole distribuite su 4 serre per una produzione stimata di 4.000 kg/anno.
Il terreno in esame (posizione geografica http://bit.ly/1IioHyV) confina con un noccioleto, un bosco ed una nuova coltivazione di nocciole. Nelle vicinanze ci sono anche un piccolo uliveto ed una piccola coltivazione di fragole oltre la stradina.
La zona di Carchitti é nota per le coltivazioni di fragole (stima produzione 40ton/anno), pesche e nocciole purtroppo soggette a trattamenti chimici.
Durante i due trattamenti aerei nel noccioleto adiacente vengono chiuse le serre con le fragole e protette eventuale colture per limitarne la contaminazione.
E’ da ammirare l’impegno di Marco (ex-informatico) e Teresa, pur provenienti da altri ambiti, nello sperimentare e nell’approfondire la propria conoscenza per affrontare al meglio la nuova impresa agricola. Un valore aggiunto nel marketing é dato dalle loro capacità informatiche.
L’impostazione della conduzione agricola é di tipo convenzionale orientata al biologico con una limitazione dei trattamenti chimici.
Seguendo le indicazioni di un agronomo di fiducia, in fase iniziale, dopo diserbo, pulizia dai residui di pacciamatura plastica e fresatura, sono intervenuti sul terreno per renderlo più idoneo per la coltivazione di fragole.
I solchi per le fragole distribuiti su 4 serre sono stati irrigati con un trattamento fertilizzante a base di alghe (Timac Polyfeed) mentre le piante sono irrorate (prima della fioritura) con trattamenti fungicidi a base di zolfo e solfato di rame. Piccoli roditori sono tenuti a bada dai gatti mentre non si hanno problemi con parassiti (ragnetti rossi, tripidi, ecc.) e limacce.
Lungo i solchi sono distribuiti tubi per l’irrigazione e teli pacciamanti di plastica.
Le piantine della coltivazione provengono da un grande vivaio, che ha fornito anche indicazioni sul metodo di coltivazione (probabilmente per rendere il produttore dipendente dal vivaio) ma i giovani agricoltori si stanno organizzando per riprodurre qualche piantina.
Il prossimo loro obiettivo é l’ampliamento della produzione del 50% della produzione distribuita su 2 nuove serre. Escludono la possibilità di dedicarsi ad altre colture per mancanza di tempo in quanto le attività nell’impianto sono svolte da Marco e Teresa senza aiuto di manodopera esterna.
La vendita delle fragole avviene prevalentemente alla sagra del paese, in azienda anche tramite il sito web, tramite qualche attività commerciale della zona e tramite qualche qualche banchetto fuori Carchitti in quanto, per regolamento, non hanno possibilità di vendere i propri prodotti in banchetti lungo le strade di Carchitti. Una parte del raccolto viene trasformata. Avendo prodotti in eccesso rispetto agli attuali canali di vendita, chiedono accesso ai mercati Tterra per i quali potrebbero essere in linea.
Per salvaguardare l’ambiente ritengo necessario sostenere le produzioni più virtuose affinché possano avere la meglio sulle altre ed intervenire con campagne di sensibilizzazione e proposte alternative sui produttori più inquinanti.
Per il rischio di contaminazione ambientale valuterei il supporto di analisi chimiche a campione sui prodotti. Per limitare l’impatto ambientale valuterei alternative ecocompatibili alla pacciamatura di plastica e cercherei di individuare rimedi più naturali possibili ad eventuali problematiche sulla coltivazione.
Non punterei sulla monocoltura che, se per qualche imprevisto (infestazioni, meteo, ecc.), viene compromessa ci si ritrova senza reddito (non dimentichiamo casi come la cinipide del castagno, la xylella dell’ulivo, il ragnetto rosso delle palme o il calo di produzione di molte coltivazioni degli ultimi due anni). Considerando che la mancanza di biodiversità potrebbe creare le condizioni per pesanti infestazioni sulla monocoltura, cercherei di creare un ecosistema più equilibrato con l’introduzione di specie vegetali consociabili al fragoleto che favoriscano l’arrivo di antagonisti ad eventuali parassiti. Entrerei in contatto con le esperienze di produttori biologici, biodinamici e permacultori, per acquisire visioni alternative ai metodi tradizionali di coltivazione e adeguata preparazione per reagire ad eventuali problematiche sulla coltivazione.
Per implementare le vendite, valuterei l’accesso anche ad altri mercati della zona e nella rete dei gruppi di acquisto solidale.
Non punterei esclusivamente sull’agricoltura, come unica fonte di reddito, affinché sia più semplice superare eventuali crisi di settore.
Tommaso, consumatore critico e produttore di fatto (Gasilina)