Visita nel percorso sperimentale della certificazione partecipata ( aka garanzia partecipata) a Andrea di Paliano (Fr)
Erano presenti:
Consumatori: Alessandro di Tommasiello, Alessandro S, Daniele, Laura, Lidia,Stefania, Susanna,
Produttore affine allevamenti e trasformazione: Fabio allevatore del Monte Soratte (area Sabina)
Produttori locali Tt: Bakunino, Fiorenzo, Mario, Rossana.
Siamo andati da Andrea e famiglia che fanno i pastori a Paliano (FR).
Con la mia poca esperienza ho comunque riscontrato le seguenti criticità: il laboratorio caseario,,e la mungitura non adatte soprattutto per questioni igieniche. Ci tengo a sottolineare che le questioni igieniche nel laboratorio riguardano soprattutto la parte muraria, tetto e pavimentazione ma tutti i suppellettili: Callara, tavolino, ceste ecc erano puliti.
La stato degli animali mi è sembrato abbastanza compromesso ma non irrimediabilmente,: molte delle pecore zoppicano, le agnelle troppo sovraffollate anche se per un periodo transitorio. Risulta anche un’evidente incongruenza tra quantità di latte dichiarata e stagione .
La famiglia al contrario mi è sembrata brava gente in buona fede.
Se Andrea e la sua famiglia introducono delle migliorie immediate /(soprattutto un laboratorio adeguato) a mio parere potrebbero entrare nel connettivo.
Fabio allevatore ( Tterra)
,le mie impressioni sulla visita partecipata che abbiamo fatto domenica scorsa insieme a vari produttori e consumatori sono positive( considerato che sia nel pascolo ,sia nel laboratorio non ho trovato niente che non possa essere attinente al nostro percorso) . la gestione é prettamente familiare : lui si occupa delle pecore lei della trasformazione del latte e delle consegne , i due giovani figli danno una mano in ambedue i lavori .
il prodotto finale (formaggio e ricotta) mi è sembrato buono.
Fiorenzo. dei cannoli (Tterra)
” l’accoglienza e la loro disponibilità mi sono sembrati buoni e genuini. il laboratorio ha le criticità dette durante la giornata:il tetto e le pareti interne per una migliore pulizia dei trasformati. la zona del pascolo è buona, da quella parte non ci sono grosse criticità ambientali. la mungitrice dovrebbe avere miglior protezione : se si usa all’aperto almeno un tettuccio e l’uso in zone meno fangose. le rese dichiarate mi sembrano eccessive . 120 pecore e più di 80 l al giorno . credo comunque che siano cose chiaribili e superabili. come zolle ne abbiamo parlato in assemblea e torneremo a trovarli anche per avviare un, eventuale, scambio territoriale. il gusto dei formaggi prodotti mi sembra buono. mi fermo qui, per ora.
Enrico Bakunino produttore di fatto(Tterra/laboratorio ecologico sociale valle del Sacco/zolle nomadi)
Una visita che poteva essere anche inaspettata vista la trasparenza che hanno avuto fin da principio i familiari “ unici conduttori d’azienda” mostrandoci praticamente tutto con la tranquillità di chi opera in buonissima fede e utilizza metodi tempi e maniere che fanno ricordare o immaginare la piccola produzione familiare-casearia molto diffusa 50 anni fa.IL latte delle 140 pecore pascolate giornalmente da Andrea e la bravura della moglie e dei figli nella produzione del formaggio fanno si che i prodotti di questa piccolissima azienda familiare siano di alta qualità. Il processo produttivo inizia grazie alle 140 pecore pascolate da Andrea in vari appezzamenti (10 ettari) in affitto nella zona bassa del comune di Olevano chiamata dagli olevanensi (il campo) dove è presente anche la stalla e la zona per la mungitura. Il fieno che viene dato agli animali proviene da parte di questi terreni in affitto mentre il mais che viene utilizzato per la cattura è acquistato. I 2 figli di rispettivamente 16 e 17 anni insieme alla moglie si occupano invece della produzione dei formaggi che avviene in una piccola casupola situata nel giardino privato della loro casa a Paliano.La sincerità e la gentilezza con cui siamo stati accolti va sicuramente sottolineata in questa visita. Spero vivamente che si apra una rapporto con loro
Alessandro consumatore S.Vito Romano
Domenica 1° febbraio, abbiamo fatto visita ad Andrea di Paliano, allevatore di pecore e produttore di formaggi. Ad accoglierci c’era Daniela, la moglie, con i due figli, impegnati in varie attività. Uno si occupava degli animali, galline, maiale e quattro cavalli, l’altro preparava la ricotta, la madre seguiva un pò uno e un pò l’altro. Abbiamo aspettato che la ricotta fosse pronta e sistemata fumante nei cestelli poi siamo saliti in auto e abbiamo raggiunto Andrea che era al pascolo con le sue 120 pecore. Lì abbiamo visto la macchina per mungere, il ricovero degli agnelli, e il deposito del foraggio. A questo punto noi siamo dovuti andare via e abbiamo perso il momento di confronto con Daniela e i figli che si è tenuto presso la loro abitazione, accompagnato da buon cibo e un bicchiere di vino. L’impressione che abbiamo avuto è sicuramente positiva. Andrea, Daniela e i figli sono dei grandi lavoratori impegnati totalmente nella conduzione della piccola azienda familiare. Il laboratorio dove producono il formaggio è piccolo ma ben tenuto, pulito e ordinato. Il pascolo nella zona verso San Vito è un area grande e ci è sembrata lontano da fonti di inquinamento. Di sicuro sono esperti formaggiari avendo lavorato sin da giovani con le pecore che erano del padre di Daniela. Ci auguriamo che possano entrare nel circuito T/t e nel giro dei gas locali perchè rispondono proprio al ‘modello’ di piccolo produttore che vorremmo incontrare più spesso. Grazie a tutti della compagnia e auguri ad Andrea a famiglia.
Lidia e Alessandro Consumatori di Cave
Il posto dove siamo arrivati dopo un breve viaggio in macchina in una giornata pioviccicante e’ stata la casa di Andrea e della sua famiglia dove hanno il piccolo laboratorio dove fanno il formaggio, stavano proprio facendo il formaggio, il figlio e la mamma.
Attorno a casa ricoveri per animali che abbiamo trovato puliti ed in ordine, il giardino ben curato, dei cani e cagnolini.
Il laboratorio e’ piccolo e ha il tetto in amianto, scoperto anche al interno, ma loro ci hanno detto che lo sanno che dovranno sistemarlo.
La signora ci ha preparato il buffet con i formaggi ma decidiamo prima di andare a vedere dove tengono le pecore, che si trovano a qualche km di distanza e si allontanano dalla discarica e in genere dalla valle del sacco.
Le pecore stavano in giro con Andrea, abbiamo visto la mungitrice che si trovava fuori in un recinto dove avviene la cattura, e che in quel momento era pieno di fango. La zona dove si trova il ricovero e’ bella tranquilla agricola.
Ritornando alla casa, senza Andrea, abbiamo pranzato insieme e fatto due chiacchiere. Il loro formaggio e la ricotta li abbiamo trovati molto buoni. Abbiamo spiegato loro del percorso di Tterra e della Certificazione partecipata, dato qualche spunto per miglioramenti. Ho trovato nella moglie di Andrea, Daniela una donna intelligente e volenterosa. I ragazzi mi sono sembrati bravi ragazzi lavoratori, una famiglia che si rimbocca le maniche dalla mattina alla sera.
Sempre lei alla nostra domanda se con 120 pecore riuscivano ad andare avanti ci ha risposto di si, che per il mangiare si facevano quasi tutto, animali, orto, e che comunque le pecore erano produttive, 50 litri la mattina 50 la sera per una..
Mi piacerebbe che questa famiglia riuscisse a fare un passo in avanti e trovarli , grazie magari anche a finanziamenti ma perche no a solidarietà dei vari circuiti( TT, Gas) , fra qualche anno ritrovarli con un bel laboratorio dove trasformare tutto il latte in formaggi e co. E’ una di quelle situazioni in cui si potrebbe influire positivamente sia sulla quantità della loro produzione che sulla qualità della loro vita.
Daniele e Laura Gasilina (Gas Castelli e Roma sud)
Essendo una discreta mangiatrice di ricotta non posso che considerarmi più che soddisfatta per il prodotto che ho assaggiato domenica. Ho fatto assaggiare, formaggio e ricotta in famiglia, e tra gli amici riscuotendo un discreto successo, soprattutto con mia madre una signora di 84 anni che ne è rimasta entusiasta, definendo la ricotta buona ma soprattutto delicata. La famiglia di Daniela e Andrea, lavora sodo affrontando mille difficoltà, e raggiungendo a mio parere e “gusto” un ottimo risultato. Per quello che mi è dato di capire, del percorso di T terra, questa è una famiglia che merita di essere inserita in un percorso di lavoro e di rapporti con i consumatori, di livello diverso da quello a cui sono abituati, affinché anche le loro condizioni di lavoro e la qualità della loro vita ne possano trarre beneficio Hanno bisogno dell’aiuto di tutti per mantenere un buon livello di qualità del prodotto e soprattutto un miglioramento della loro condizione sociale, una soddisfazione che li aiuti ad affrontare la loro fatica quotidiana. Per concludere i loro figli maschi che già lavorano sodo nella azienda di famiglia hanno sicuramente bisogno di capire che un’ altro “modo è possibile.”
Stefania consumatrice, Cave
La loro disponibilità l’ho vista buona e sincera. il laboratorio come è messo non mi sembra idoneo per fare del formaggio, il tetto in eternit, il pavimento che non cè non mi da una impressione di igienicita,le pecore al pascolo l’ho viste un po’ sofferenti molte zoppicavano, la zona del pascolo mi sembra buona, la mungitrice dove è situata per me non va bene perché le pecore non si possono mungere in mezzo al fango ,quindi il posto va modificato ,dove munge che ci sia del cemento per poter lavare e mantenere pulito, cè criticità sulle rese dichiarate mi sembrano eccessive per 120 pecore, trenta agnelli chiusi in quella specie di gabbia cosi piccola non va bene, ecco le mie riflessioni penso che debba modificare se ne ha la capacita e la voglia per iniziare un percorso con terraterra e in seguito rifare la visita.
Rossana del pane(Tterra/Zolle nomadi/Lab. Ecologico sociale Valle del Sacco)
Le visite dirette ai produttori sono tra le opportunità più belle e insostituibili che possa offrire l’appartenenza ad un gruppo di acquisto solidale.
Domenica ne è stato un esempio.
Esempio senza dubbio di forte impatto emotivo per una ragazza che, come me, vive in città, e per di più in una città grande e dispersiva come Roma.
L’esperienza di domenica ha rafforzato in me la convinzione che sia necessario sforzarsi per non perdere di vista il reale significato e valore del cibo che mangiamo.
Questo non è solo sostentamento, o piacere, è molto di più, ha dietro storie di vita, di persone, di famiglie, come quella di Andrea, di sua moglie, e dei suoi tre figli.
Questo legame è stato ormai allentato e quasi annientato dalla grande distribuzione, che ci propina alimenti industriali che vengono da processi meccanici in cui, se le mani dell’uomo ancora lavorano, servono per mettere o togliere imballaggi di plastica.
La maggioranza delle persone non sa che esiste l’alternativa di alimentarsi con del cibo che sia sano e che soprattutto custodisca ancora una storia.
La maggioranza delle persone pensa che il cibo di cui si rifornisce al supermercato sia l’unico possibile e che non esista la possibilità di entrare in diretto contatto con quei piccoli produttori che ancora popolano la nostra regione e il nostro paese in condizioni di forte difficoltà.
Chi leggerà questo mio commento penserà che sia forse banale questa mia riflessione, perché invece è consapevole di quanto sto dicendo e lo vive nella propria quotidianità. Ma qui sto a rappresentare quella fetta di persone che è nata e cresciuta a Roma e che davvero non immagina nemmeno lontanamente di allontanarsi da un certo modo di fare la spesa, perché non lo percepisce alieno e innaturale, come ad esempio ad un certo punto è capitato a me.
Il mio desiderio quindi è quello che realtà come Tterra ed i gruppi di acquisto, che siano però più consapevoli delle proprie potenzialità, possano crescere e permettere ad un numero sempre maggiore di persone di avvicinarsi alle realtà contadine presenti sul nostro territorio.
A titolo personale ringrazio tutti i partecipanti alla giornata, e spero che la famiglia di Andrea inizi un percorso di crescita e sviluppo e che entri nella grande famiglia di Terra terra, così potrò nuovamente incontrarli nei mercati a Roma, ai quali partecipo sempre con molto piacere!
Susanna (Gas Testaccio meticcio,Roma)
Qualche anno fa una persona, non ricordo chi, a proposito della scelta di lavorare in agricoltura mi disse di essersi trasformata da “soggetto politico, soggetto sociale” non so che lavoro facesse prima ma mi sembra quantomeno un’dichiarazione squisitamente autoreferenziale.
Questo episodio mi è tornato in mente riflettendo sulla visita che abbiamo fatto ad Andrea e famiglia che evidentemente come la maggior parte di coloro che fanno questo genere di lavori “usuranti” non li scelgono ma si ritrovano a doverli fare per mancanza di alternative o per averlo ereditato, questo lavoro, dai genitori .
Credo che se il connettivo dovesse un giorno chiarire la questione del “referente sociale” questa piccola azienda per dimensione e collocazione concreta ne avrebbe tutte le caratteristiche
La conduzione generale dell’azienda ha evidenti limiti e non può che migliorare.
La famiglia di Andrea è cosciente delle condizioni precarie e critiche in cui si svolgono la mungitura e la trasformazione del prodotto.
Per quanto ho potuto vedere non fanno uso di prodotti di sintesi né di lavoro salariato.
Le pecore vengono condotte al pascolo brado da Andrea, per tutto il giorno su terreni abbandonati, tornando a casa la sera dopo averle chiuse all’aperto in un recinto in affitto
Di queste cose abbiamo parlato a lungo, con la moglie di Andrea, Daniela che ci ha trattato con dignitosa ospitalità e che ha compreso appieno il percorso del connettivo Tterra.
Si pongono per il connettivo Tterra due scelte: la prima quella di unirsi alle istituzioni preposte (Asl, Gdf, vigili urbani, agenzia delle entrate, ecc) e pestare le mani a questa famiglia che ancora non crolla nel baratro della miseria più totale, la seconda quella di tendergli la mano per aiutarli, influenzadoli positivamente , in un percorso di evoluzione non solo economica.
Io sostengo, calorosamente, quest’ultima scelta.
Mario apicoltore (Tterra)