04 marzo 2013 – Azienda Turchetta

Certificazione partecipata azienda  Turchetta Pontecorvo (Fr) Lunedì, 4 marzo 2013

Hanno partecipato alla visita all’azienda Turchetta Pontecorvo (Fr)

componente produttori: Mario Api (tT produttore locale), Luigi Eutorto (produttore e trasformatore Tt Lazio S.E.)

componente cittadina:  Paolo (consumatore area prenestina),

Produttori affini: Fabrizio (produttore affine Tt Sabina), Paolo (Produttore locale SE affine Tt)

Osservazioni dei partecipanti:

Mario apicoltore (produttore Tt locale Lazio S.E.)

Siamo alla quarta visita che come produttori t /Terra locali di Lazio sud est abbiamo effettuato, tutte le persone della nostra area che hanno fatto richiesta di adesione a Terra terra negli ultimi tre anni sono entrati nel connettivo attraverso il percorso della certificazione partecipata. Una visita è stata sospesa(tartufi) in attesa della decisione dell’assemblea generale tT.

Non è stata finora negata ad alcuna persona l’adesione a Tt.

Questa dell’azienda Filomena Turchetta di Pontecorvo ha assunto fino dal principio un percorso peculiare:  vi sono state delle ingerenze nella gestione che dovrebbe essere locale, hanno partecipato ad un mercato Tterra prima della visita, le schede sono arrivate ai produttori locali otto giorni prima della visita, l’appuntamento è stato spostato da venerdì al lunedì.  Questo spiega la partecipazione di un solo consumatore alla visita, mentre per il venerdì avevano aderito almeno sette consumatrici e consumatori.

Considerata l’estensione abbiamo chiesto che un altro produttore affine, Fabrizio dei due soli Sabina, ci affiancasse nella visita. Ringraziamo Fabrizio per la disponibilità data.

Sulla visita in sé non ho molto da dire : la famiglia Turchetta, Vincenzino e Filomena sono stati estremamente ospitali, gentili e disponibili nei nostri confronti.

Posso sicuramente dire che mi sono sembrate per alcuni aspetti persone in assoluta buonafede, non si potrebbe spiegare altrimenti la presenza di quintali di fertilizzanti in bella vista nei capannoni dell’azienda in aperta contraddizione con quanto noi chiaramente sosteniamo da anni, evidentemente i criteri di adesione e il percorso intrapreso dal connettivo Terra terra di un’agricoltura sostenibile e compatibile con i ritmi naturali non gli sono stati esposti in maniera chiara ed esaustiva.

L’azienda Turchetta è lo stereotipo dell’azienda convenzionale che tenta disperatamente di sopravvivere, troppo piccola per essere competitiva con le grosse aziende di agricoltura intensiva, probabilmente strozzata dagli intermediari della distribuzione.

Come dicevo sono delle brave persone con delle buone intenzioni (garantire un futuro in agricoltura al figlio che studia), purtroppo per loro il metodo di coltivazione che hanno scelto ( o che gli è stato imposto dagli eventi) non è compatibile con il nostro, nel caso decidessero di riconvertirsi ad un approccio più naturale credo che in futuro sarebbero i benvenuti.

Della visita esiste una documentazione fotografica  a disposizione di chi desiderasse vederla.

Mario

Fabrizio (produttore affine Tt Sabina),  Paolo (Produttore locale SE affine Tt)

Purtroppo rispetto alla scheda di autocertificazione ortaggi/frutta inviataci, la visita da noi effettuata ha riscontrato qualche incongruità soprattutto dal punto di vista del metodo di produzione:

– L’azienda agricola si trova nei pressi di Pontecorvo ed è di notevoli dimensioni, anche più grande dei 5 ettari dichiarati, produce ortaggi di stagione, frutta come meloni e cocomeri (non sono presenti alberi da frutto) e foraggio (in particolare fieno)

– Anche la quantità media annuale di prodotto credo sia ampiamente più alta dei 250 quintali annui dichiarati:

inoltre durante la visita Vincenzo (marito della titolare Filomena) ha parlato di una produzione annua di soli peperoni di circa 200 quintali( se ben ricordiamo)…cosa che per quanto visto corrisponde…

– Loro stessi (Filomena e il marito Vincenzo) hanno dichiarato di usare il metodo di coltura convenzionale o tradizionale…il fatto che sulla scheda hanno scritto biodinamico senza certificazione è dovuto alla loro scarsa praticità col computer, le schede sono state riempite dal figlio che però non era presente il giorno della visita…

Vincenzo ci ha spiegato che “…io non sò neanche cosa significa biodinamico, credevo fosse il termine per indicare l’agricoltura tradizionale, che è quella che noi facciamo,e per distinguerla da quella biologica ….”

 Il loro metodo di produzione convenzionale è stato da noi riscontrato anche nei tipi di fertilizzanti e di antiparassitari trovati in azienda (dovrebbero esserci materiale fotografico a testimonianza di ciò) e che non corrisponde a quanto dichiarato sulla scheda:

-i fertilizzanti li usano semestralmente come dichiarato e in copertura nel momento del trapianto però sono concimi chimici di sintesi(con un valore anche abbastanza alto di azoto..)e non di origine organica

– gli antiparassitari cercano di usarli il meno possibile ma se necessario(come nel caso dei pidocchi) li acquistano nelle agricole tradizionali non badando se sono o no consentiti in agricoltura biologica, e quindi non sono sicuramente di origine naturale

– le rotazioni le applicano costantemente, anche col fieno, e su alcuni prodotti come il peperone sono costretti a farla anche perché hanno la DOP ed è richiesta una rotazione triennale per mantenere il marchio

-la provenienza delle sementi è in parte autoprodotta (soprattutto per alcuni tipologie di ortaggi tipici della loro zona come il peperone, cima di rapa, cavolfiore nero,cipolla ..) per il resto acquistano direttamente le piantine dai vivai convenzionali.

-gran parte della produzione è a cielo aperto, hanno due serre (credo intorno ai 1000 mt quadrati..) di cui una senza telo di copertura perché strappato dal vento forte di questo inverno…

– hanno una buona vastità di attrezzature da trattore sia per la lavorazione del terreno che per la messa a dimora e la gestione dell’orto( tra cui trapiantatrice, sarchiatrice e prossimamente acquisteranno una seminatrice)

– i luoghi di stoccaggio dichiarati(magazzino) corrisponde

-ci hanno ribadito che non hanno lavoratori ma tutto è a gestione familiare :loro due, più il figlio,che però studia anche, e i due genitori (non so se di Filomena o di Vincenzo) oramai un po’ anziani ma esperti

Nonostante le grandi dimensioni dell’orto crediamo che, visto i numerosi mezzi agricoli che hanno, non abbiano troppe difficoltà nella messa a dimora(trapianto, semina,…)dell’orto; qualche dubbio può venire per la raccolta di tanto prodotto ma dato che sono ben organizzati crediamo che anche la raccolta e la vendita probabilmente riescono a gestirla a livello familiare

IMPRESSIONI:

Abbiamo conosciuto due persone ,a nostro avviso,  interessanti ed esperte di agricoltura

Generosi e dediti al lavoro, nella loro semplicità di vita domestica, che

stanno cercando, tra grandi sforzi dovuti alle molto spese che hanno, di tenere in vita la loro azienda soprattutto per dare un’opportunità lavorativa al figlio…

Fino a qualche hanno fa gran parte della loro produzione era a tabacco e, nonostante i prezzi al quintale non erano altissimi, c’erano i finanziamenti che davano la possibilità di avere buoni incassi e di andare avanti senza troppe difficoltà…però una volta tolti questi finanziamenti erogati per la coltura del tabacco(oramai da qualche anno…) è stato impossibile per loro continuare nella produzione e sono così passati alla produzione prevalente di orticole, il tutto però con molte difficoltà economiche viste le enormi spese di gestione aziendale che hanno…

Il vero problema, che probabilmente impedirà la loro entrata a terra terra, è dovuto al metodo di produzione convenzionale da noi credo non tollerabile, e comunque non tollerato da gran parte dei nostri consumatori che, anche se possono leggere le schede di autocertificazione e quindi rendersi conto da soli dei metodi di produzione di ognuno di noi produttori, dobbiamo tutelare in primis, e che (come giustamente, a nostro avviso, dice Paolo il consumatore che ci ha accompagnato nella visita) si fidano del nostro organico e non devono ritrovarsi a dover leggere ogni volta le schede per capire se un produttore è o no biologico (a prescindere dalla certificazione ufficiale…)

L’ideale è che l’azienda agricola Turchetta cambiasse il loro metodo di produzione in biologico( sia per un’eventuale entrata nel connettivo t/T, e soprattutto per l’ambiente, per loro stessi e per il figlio …)

Ma al momento non sappiamo dirvi se hanno intenzione di fare questo cambio di metodo…

Fabrizio e Paolo

Luigi Eutorto (produttore e trasformatore Tt Lazio S.E.)

Come concordato invio alcune osservazioni in merito alla visita in oggetto. Esistono evidenti errori nella scheda inviata:coltivazioni tradizionali spinte e non biodinamica, acquisto di piantine presso vivai non biologiche oltre all’uso di piante autoprodotte da semi.

Durante la visita sono stati viste grosse quantità di diversi tipi di concimi chimici. Ad una prima domanda l’agricoltore ha risposto  che li usa in genere per la coltivazione del fieno. Successivamente quando abbiamo riaffrontato l’argomento ha ammesso di usare i concimi chimici “necessari per far partire la crescita”. Non abbiamo visto nemmeno un sacco di stallatico!

In merito a trattamenti contro parassiti/malattie  il responsabile dell’azienda è stato molto vago e ha detto di non avere nessun trattamento in loco e di acquistarli in base al bisogno. Parlando ha detto che oltre alla moglie (come riportato nella scheda) viene aiutato dai sui genitori e dal figlio che attualmente sta studiando. Nonostante l’utilizzo di diversi macchinari credo che difficilmente riesca a gestire tutto il ciclo produttivo, compresa la vendita, con il personale dichiarato.

Riguardo alla commercializzazione del prodotto ci è stato  detto che fanno  due mercati la settimana. Secondo me per smaltire la produzione di 5 ettari di terreno coltivato tutto ad ortaggi due mercati non sono sicuramente sufficienti.
In generale ho avuto la sensazione che non sia stato molto trasparente in merito ai concimi, trattamenti etc
Luigi

Paolo (consumatore area prenestina),

Appuntamento alle 8,30 al casello di Valmontone con Luigi, Mario, Fabrizio e Paolo, questi ultimi due produttori affini, e subito siamo in partenza per Cassino.

Cortesemente viene a prenderci al casello il signor Vincenzino, uno dei referenti dell’azienda di ortofrutta, come anche ci accompagnerà quando andremo via.

Percorriamo un tratto discretamente lungo di viottoli che sembra allontanarci da strade ad alta percorrenza.

Dopo il caffè offerto gentilmente dalla signora Filomena si parte per il giro nell’azienda.

Trattasi di una proprietà di 5 ettari a conduzione familiare, 5 persone, senza usufruire di aiuti esterni, come ci spiegherà il signor Vincenzino che ci accompagna nel giro, un squadra formata da lui, la moglie Filomena, il figlio, studente agrario, ed i suoi genitori: già ad una prima impressione sanno di brava gente e gran lavoratori.

Un paio di strutture adibite ad abitazione, vivono infatti in loco, e un paio di capannoni, abbastanza grandi, in parte adibiti a stoccaggio.

5 trattori e altri macchinari minori, se ho ben capito, da quanto dettoci dal signor Vincenzino.

Sono dotati di un pozzo artesiano abbastanza ricco e parecchio profondo che ben rifornisce di acqua i terreni con una pompa dal motore molto potente.

Un paio di serre mediamente grandi delle quali una scoperchiata dal vento nel periodo natalizio che ha completamente rovinato una coltura di pomodori che sembra fosse molto ricca degli stessi.

Qualche animale per il consumo familiare, un maiale, galline e conigli.

Il giro è molto lungo datasi l’estensione della proprietà, un tempo dedita tutta alla produzione di tabacco che pare rendesse molto bene economicamente.

Le attuali colture sono le più variegate tra gli ortaggi di vario tipo dai i più comuni ad alcuni di specifica provenienza locale.

Frutta non ce n’è, contrariamente a quanto riportato nella scheda, giusto un po’ di meloni e cocomeri, ha dichiarato la nostra guida, ma sembrerebbe di non grande interesse commerciale in quanto di qualità scarsa sia per sapore che per dimensione.

Sono un paio, attualmente, i mercati frequentati settimanalmente da questa azienda, secondo quanto ci viene detto.

Alla fine del giro Fabrizio, in quanto produttore affine, pone qualche domanda specifica alla coppia referente e viene fuori che qualche punto tra le informazioni risultanti dalle schede non corrispondono alla realtà dei fatti, alcune interamente, alcune in parte.

Su dichiarazione del signor Vincenzino, alcune sementi e piantine sono autoprodotte, ma la maggioranza sono acquistate e assolutamente non di provenienza biologica. Nulla a che vedere con il biodinamico. Vi è un uso, anche se limitato di fertilizzanti chimici convenzionali. Un’azienda con produzione, a detta del signor Vincenzino, certamente non biologica nel senso tecnico del termine, ma normalmente di tipo tradizionale. La signora Filomena asseriva che forse aveva fatto confusione nella compilazione delle schede.

Di fatto, almeno per quel che mi risulta per gli standard di produzione di tipo biologico richiesti dal mercato terraTerra, non idoneo allo stesso.

Ora, in conclusione, e mi riferisco al mercato terraTerra, in quanto struttura o nelle persone che si occupano di organizzare e di seguire sia la corretta compilazione di tali schede che la relazione con questi produttori (non conosco i meccanismi e le procedure interne di terraTerra) che intendono entrare a far parte della realtà terraTerra, di prestare più attenzione, per quanto possibile, alla veridicità delle informazioni, nel rispetto del tempo e del denaro di tutti, in special modo di coloro che si prestano volontariamente a collaborare alla crescita di un’importante dimensione quale aspira ad essere il mercato terraTerra e per la diffusione di una cultura alimentare e produttiva che dovrebbe incidere profondamente sulle coscienze degli individui di una società confusa e alla mercé di gente senza scrupoli.

Resto comunque disponibile per altre visite al fine di portare avanti questa importante e, a mio giudizio fondamentale, pratica della ‘certificazione partecipata’, magari con più presenza di consumatori, che dà al mercato terraTerra un’identità di profonda democraticità e trasparenza rispetto ad altre realtà e contribuisce a dare certezze reali a chi consuma.

Paolo